La sfida del PNRR: spendere bene dove serve. Incontro di approfondimento sulle ricadute su territorio e imprese del Piano
Comunicato 84 – 10 giugno 2021
Una ‘dote’ di 87miliardi di euro di potenziali investimenti per gli enti locali che saranno tra i protagonisti della modernizzazione del Paese accanto alle imprese, parte integrante e destinatarie delle scelte politiche istituzionali. Per capire meglio l’impatto del PNRR nei territori Confartigianato Imprese Vicenza ha promosso (ieri 9 giugno, ndr) un incontro di approfondimento del Piano, appuntamento rivolto anche ai sindaci e agli amministratori locali.
“Abbiamo a disposizione risorse economiche ingenti che non possiamo permetterci di sprecare. Per questo dobbiamo spenderle bene e dove servono. Le sei missioni del Piano hanno il pregio di essere ‘interconnesse’ e quindi di avere davvero una visione organica del Paese – spiega Gianluca Cavion, presidente Confartigianato Imprese Vicenza-. Il tessuto produttivo italiano è composto almeno al 98% da piccole e micro imprese che hanno saputo nel tempo adattarsi ai cambiamenti e devono ora essere realmente messe nelle condizioni di intercettare le risorse stanziate dal Piano. Il che significa anche evitare privilegi dimensionali o territoriali, non alimentare intermediazioni opache e verificare i risultati attesi”.
Da qui il discorso si è sviluppato sul ruolo delle PA quale punto di partenza e stimolo per la crescita del territorio.
“Abbiamo l’occasione rara di dimostrare che la nostra infrastruttura pubblica è in grado di porre le condizioni necessarie agli operatori per essere davvero parte attiva di questo cambiamento. Digitalizzazione, sostenibilità e competenze del capitale umano sono i temi del futuro – continua Cavion-. Va dato un ruolo centrale alle istituzioni locali e regionali che in molte occasioni si sono distinte per sapere spendere e investire al meglio le risorse a disposizione e perché, come ha ricordato a fine aprile lo stesso Draghi, sono loro ad avere massima contezza dei bisogni del territorio. E perciò anche della realtà produttiva che in esso trova spazio”.
Il concetto è stato ribadito dal presidente della Provincia, e Sindaco di Vicenza, Francesco Rucco che ha spiegato come, per sfruttare al meglio l’opportunità del PNRR, “il Governo centrale dovrà affidare agli enti locali, Regioni, Province e Comuni, la possibilità di gestire in autonomia le risorse e lo dovrà fare in concreto per permettere ai soggetti locali di dare risposte al territorio. In questo la Provincia è l’ente di dimensioni adatte per la gestione del Piano e far ripartire finalmente il Paese”.
Sul ruolo delle Province è intervenuto anche Paolo Feltrin (già docente all’Università di Trieste) ritenendole il soggetto più appropriato per portare avanti progettualità del e nel territorio. “Per intercettare i fondi del Piano è fondamentale avere idee e progetti che devono necessariamente avere una dimensione sovracomunale – ha spiegato Feltrin. Poi c’è la Regione il cui ruolo è di coordinatore ma anche di attuatore (così come le Province), oltre che fare lobby nelle sedi governative e ministeriali per portare a casa i fondi. Quanto sarà brava la Regione Veneto, così come si sarà concretizzato il Piano, lo vedremo solo nel 2027 quando i 221,5miliardi di euro saranno stati spesi”.
In questo senso la Regione, ha illustrato Michel Pelloso Dirigente della Segreteria generale della Programmazione, ha presentato a novembre un proprio Piano che contiene una articolata progettualità: 155 progetti, raggruppati in 13 macro progetti, ovvero la base per presentare proposte e idee nel momento in cui il Piano nazionale verrà attuato e stabilite le linee di finanziamento. Le 13 aree di intervento, è stato aggiunto, coinvolgono il tessuto produttivo in termini di digitalizzazione, green, infrastrutture, sanità…, tematiche che permetteranno al Veneto di “traguardare i prossimi anni in maniera importante”, ho concluso Pelloso.
Per raggiungere questi obiettivi la Regione sta lavorando con azioni di lobby nelle sedi opportune, ad esempio la Conferenza Stato Regioni, proprio perché l’attuazione del Piano avvenga con lo stesso iter del Fondi Europei in cui le regioni hanno ruolo di programmazione e non solo di attuatori. Allo stato attuale, come già rilevato da Feltrin, tutte le decisioni del PNRR sono prese dai diversi Ministeri per dare poi affidare la parte attuativa agli enti locali.
“La Regione ha idee, progetti e un programma per il futuro sviluppo del Veneto. Se tutto viene coordinato a livello territoriale i frutti si potranno vedere– ha commentato Roberto Ciambetti, Presidente Consiglio Regionale del Veneto-. Serve un deciso cambio di passo rispetto ad oggi valorizzando il ruolo delle Regioni per evitare ciò che in passato ha rallentato l’utilizzo delle risorse. Stiamo perciò lavorando per un reale coinvolgimento del sistema regionale nella programmazione e utilizzo dei fondi in maniera da dare concreti risposte al sistema produttivo e ai cittadini”.
Nella seconda parte dell’incontro sono stati approfonditi due temi (altrettante ‘missioni’) del PNRR: la digitalizzazione (che investe anche la PA) e la transizione ecologica.
“C’è un indubbio beneficio in termini di competitività delle imprese che investono nel digitale. La politica ha un ruolo fondamentale per riequilibrare la propensione ad investire anche attraverso incentivi di tipo fiscale – ha spiegato Stefano Micelli, Professore Università Ca’ Foscari di Venezia-.Dall’altro lato le imprese necessitato di figure professionali di livello adeguato per la transizione 4.0 che consentono loro di aumentare competitività. Non a caso nel Piano c’è un enorme strumento di finanziamento degli ITS che sono fondamentali in questo senso”.
Quanto alla transizione ecologica, Carlo Terrabujo, Consulente Confartigianato Imprese Vicenza, ha illustrato le azioni che l’Associazione (sotto il cappello di ‘èimpresasostenibile’) sta mettendo in campo in un’ottica di creazione di catene di valore sul tema. Tra queste la gestione dei rifiuti e l’economia circolare fondamentali, ha detto Stefania Tesser, Dirigente ARPAV, per la transizione “fortemente legata alla possibile autosufficienza dalle materie prime vergini basandosi proprio sul riciclo delle materie prime come ad esempio i metalli.”