LA VICENTINA DANIELA RADER, DELEGATA NAZIONALE DI CONFARTIGIANATO PER AMBIENTE ED ENERGIA: BLACK OUT ED ATTESE AL TELEFONO COSTANO ALLE IMPRESE 744 MILIONI EURO/ANNO
19/03/2007LA VICENTINA DANIELA RADER, DELEGATA NAZIONALE DI CONFARTIGIANATO PER AMBIENTE ED ENERGIA: BLACK OUT ED ATTESE AL TELEFONO COSTANO ALLE IMPRESE 744 MILIONI EURO/ANNONel corso del 2006, i 5 milioni di imprese italiane hanno subito interruzioni di energia elettrica per oltre 15 milioni di ore e hanno perso più di 10 milioni di ore per ottenere informazioni dai call center delle aziende di distribuzione di energia. Risultato: uno spreco di 744 milioni di euro, una cifra pari allo 0,6% del costo del lavoro del settore manifatturiero.Il Veneto, con 58 milioni euro "sprecati", è quinto in questa triste classifica dietro a Campania, Sicilia, Lazio e Lombardia. Questi i risultati principali di una analisi condotta dall'Ufficio Studi di Confartigianato che ha calcolato gli effetti delle inefficienze del sistema distributivo dell'energia derivanti dalla scarsa concorrenza. "Anche in questo caso -sottolinea la vicentina Daniela Rader, Delegata della Presidenza di Confartigianato al settore Ambiente ed Energia – sono le imprese a pagare il prezzo più alto dei disservizi ed inefficienze del "Sistema Italia". -Che prosegue- i dati che abbiamo elaborato dimostrano che la scarsa concorrenza nel mercato dell'energia determina pesanti costi extra-bolletta per gli imprenditori. E' quindi indispensabile che la completa liberalizzazione del mercato dell'energia, che scatterà dal 1° luglio, sia l'occasione non soltanto per ridurre i prezzi di elettricità e gas che sono i più alti d'Europa, ma anche per migliorare gli standard di qualità del servizio offerto dalle aziende distributrici e per interventi di ammodernamento della rete". Oltre ai costi in bolletta quindi, le imprese italiane pagano altri oneri a causa della mancata liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica e del gas. "E per le piccole imprese va anche peggio -denuncia Daniela Rader- al loro conto infatti si deve aggiungere il contributo di 366,4 milioni di euro pagati in bolletta per remunerare la ‘interrompibilità' programmata di energia di 166 grandi imprese. Quindi, è un po'come se le piccole imprese pagassero due volte le interruzioni di energia elettrica, per loro stesse e per le grandi imprese".Scendendo nel dettaglio delle informazioni contenute nella ricerca si scopre che le interruzioni lunghe di energia elettrica sono costate al sistema delle imprese 564 milioni di euro per mancati ricavi a causa della sospensione della produzione. A questi oneri si sommano i 179,9 milioni di costi relativi al tempo perso al telefono in attesa di informazioni dai call center. Ciascuna telefonata dura in media 7,2 minuti, metà dei quali vengono sprecati alla ricerca dell'operatore in grado di fornire le risposte desiderate. In pratica, le risorse ‘bruciate' al telefono da parte delle imprese equivalgono al lavoro di un anno di 5.579 persone.l record negativo dei costi appartiene al Mezzogiorno dove, nel 2006, le imprese hanno pagato per questi disservizi ed inefficienze ben 353,2 milioni. A seguire le imprese settentrionali con 237,5 milioni di oneri e quelle del Centro Italia con 147 milioni.A livello regionale, la ‘maglia nera' appartiene alla Campania dove lo scorso anno gli imprenditori hanno ‘bruciato' in black out e attese telefoniche 98,9 milioni di euro.