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Lavanderie self-service: stop a servizi aggiuntivi

La sentenza del Consiglio di Stato dà ragione a Confartigianato sullo scottante tema dell’erogazione di servizi di manutenzione dei capi

Con la sentenza n° 06007/2024, depositata l’8 luglio, il Consiglio di Stato dà ragione a Confartigianato.
L’ultimo grado di giudizio ha deciso in via definitiva sul ricorso di Confartigianato Imprese Veneto verso una lavanderia self-service che erogava anche il servizio di stireria a fronte di una Scia prima rilasciata e, poi, ritirata da parte del Comune in cui operava, dando definitivamente ragione a Confartigianato.

La sentenza sancisce non solo il ruolo del responsabile tecnico, quale figura indispensabile per operare nel settore della cura professionale del tessile, ma anche quello fondamentale delle associazioni di categoria come Confartigianato nella tutela dei diritti e nella rappresentanza delle imprese associate.

Si tratta di una vittoria strategica, a seguito di una lunga battaglia iniziata nel 2017, per cercare di porre un argine al fenomeno delle lavanderie self-service che erogano impropriamente servizi di manutenzione dei capi che, per legge, non possono essere inseriti in un servizio a gettoni e che comunque prevedono la designazione e la presenza di un responsabile tecnico ai sensi della legge 22 febbraio 2006 n. 84.

La vittoria arriva anche a seguito dell’azione di Confartigianato verso Unioncamere, ANCI e l’allora Ministero delle Attività Produttive. Azione che aveva portato ad alcuni risultati concreti come la scissione dei Codici ATECO tra lavanderie tradizionali e self-service, l’introduzione di un alert da parte delle Camere di Commercio sulla presenza del responsabile tecnico in fase di iscrizione di una attività ed una circolare ministeriale.

L’azione di Confartigianato è stata tesa a difendere il principio che la legge va rispettata e che i Comuni hanno il dovere di controllare ed eventualmente intervenire nei casi di abuso di professione. Un iter impegnativo che ha portato ad una prima sentenza, ad un ricorso, sino alla sentenza definitiva del Consiglio di Stato che stabilisce che chi vuole operare nel nostro settore deve avere i requisiti previsti dalla legge n°84 del 2006.