LAVORO. RESPONSABILITÀ SOCIALE DELLE IMPRESE
Presso Confartigianato Vicenza assemblea del forum veneto con assessore Donazzan
“Oggi abbiamo la consapevolezza che possiamo difendere le nostre imprese non mettendo barriere in entrata ma alzando l’asticella della qualità perchè abbiamo migliore qualità nella produzione, nel rapporto con i lavoratori, nel rapporto con l’ambiente.Tutto questo si chiama responsabilità sociale d’impresa e può sicuramente essere d’aiuto per uscire dalla crisi e per difendere i sistemi maturi dell’economia, rappresentati dall’Europa, dall’Italia e dal nostro Veneto. In sostanza si tratta di un discrimine tra due mondi e due economie: quelli dello sfruttamento e quelli, come il nostro, della responsabilità sociale, che risulta basilare non solo per le implicazioni di carattere etico che riveste ma anche per le ricadute positive in termini economici e di maggiore competitività”. Lo ha detto Elena Donazzan, assessore regionale al lavoro, intervenuta stamani a Vicenza, al Forum veneto degli stakeholders (portatori d’interesse) sulla responsabilità sociale d’impresa – istituito nel 2006 dalla Regione del Veneto e da UnionCamere del Veneto e al quale prendono parte imprenditori, sindacati, consumatori, società civile e istituzioni – che si è riunito stamani in assemblea a Vicenza, nella sede della Confartigianato. All’ordine del giorno c’è stato il confronto sul progetto interregionale di “creazione di una rete per la diffusione della responsabilità sociale d’impresa” di cui è capofila la Regione Veneto, assieme alla Regione Liguria, e che vede la partecipazione di altre 13 Regioni e dell’Inail, con l’obiettivo di definire un set di indicatori per la valutazione condivisa della responsabilità sociale e ambientale e la sostenibilità delle imprese. Il progetto è stato promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero del Lavoro; recentemente ha aderito anche il Ministero dell’agricoltura. “Tale set – ha detto l’Assessore – sarà particolarmente utile in vista di futuri incentivi per le imprese socialmente responsabili, previsti dal Piano nazionale di settore 2012-2014, pubblicato di recente dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e da quello dello sviluppo economico”. Il set di indicatori comprende quelli ‘minimi”, di base, che caratterizzano le imprese come responsabili dal punto di vista sociale e ambientale, declinati a seconda della dimensione dell’impresa, micropiccola- media e grande, e sono, così come individuato a livello internazionale e dall’Ocse: la trasparenza, le relazioni industriali, l’ambiente, la lotta alla corruzione, la tutela del consumatore, il trasferimento tecnologico, la concorrenza e gli obblighi tributari. Il Veneto, tuttavia, ha individuato ulteriori indicatori di settore che si riferiscono a 5 settori: agroalimentare e agricoltura; manifattura, costruzioni ed edilizia; fornitura di energia elettrica, gas, vapore, aria, condizionata; acqua; gestione dei rifiuti; farmaceutico; commercio, servizi alle imprese e alla persona, finanza, credito, assicurazioni. “Si tratta – ha detto Santo Romano, commissario regionale per il lavoro – di indicatori misurabili e verificabili con documenti probanti esplicitamente indicati alle aziende per facilitare l’autovalutazione. L’azienda che risulterà socialmente responsabile secondo questi criteri potrà avere agevolazioni e incentivi da parte delle amministrazioni regionali e anche da parte dell’Unione Europea”. Donazzan ha ricordato inoltre che già ora la Regione del Veneto prevede delle premialità nei propri bandi per le aziende che promuovono azioni di responsabilità sociale ed ha espresso l’orgoglio per “essere stati scelti dai Ministeri interessati come capofila per il progetto interregionale che indicherà le caratteristiche che deve avere un’impresa con responsabilità sociale e come farle riconoscere in tutti gli ambiti amministrativi e normativi. Da noi in Veneto questo lavoro è partito nel 2006 – ha aggiunto l’assessore regionale – prima della crisi. Anche allora molte aziende avevano già comportamenti di responsabilità sociale ma senza esserne consapevoli. Da lì siamo partiti con un percorso di raccolta e riordino delle ‘buone pratiche’ in modo da far emergere ciò che c’era di buono dal basso e puntare a costruire un sistema generale. Nonostante la crisi, questi comportamenti di responsabilità sociale delle imprese sono via via aumentati, con nostra soddisfazione”.