LE 6 RICHIESTE DI CONFARTIGIANATO AL GOVERNO RENZI
Tasse, pagamenti PA, burocrazia, credito: per il numero uno Giorgio Merletti “Servono riforme urgenti, non annunci”
No agli annunci, sì ai provvedimenti: purché si ascolti il parere delle categorie interessate e a patto di fare presto, prestissimo, perché le piccole e medie imprese sono sull’orlo del collasso. È questo, in sintesi, il messaggio che il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, ha spedito al governo Renzi questa mattina, parlando all’assemblea annuale dell’associazione. “I segnali di ripresa ci sono, benché timidissimi” ha spiegato Merletti nella sua relazione, davanti ai ministri Maurizio Lupi, Gianluca Galletti, Maurizio Martina e Beatrice Lorenzin e al viceministro dell’Economia Enrico Morando. “Le esportazioni sono tornate a crescere, soprattutto verso i nuovi mercati, gli ordinativi virano in positivo e abbiamo di fronte due grandi occasione come il semestre italiano di presidenza Ue e l’Expo. Non dobbiamo perdere questo treno: l’esecutivo deve tenere conto del fatto che sostenere la ripresa significa in primo luogo sostenere i 4,3 milioni di piccole e piccolissime aziende che ne sono la spina dorsale”. Ecco con quali priorità. Più concertazione. La prima stoccata di Merletti è per la campagna di annunci dell’esecutivo, alla quale spesso, sostiene, non è seguito un confronto franco e sereno con le parti sociali toccate dai provvedimenti in arrivo. “La democrazia si nutre di ascolto e di confronto, non bastano i blog, Facebook e Twitter” ha detto il numero uno di Confartigianato sollevando applausi. “È sbagliato fare a meno di associazioni di impresa e di corpi intermedi. Le premesse sembrano buone. Ma se poi non si ascolta davvero chi, come noi imprenditori, ogni giorno sente e soffre sulla propria pelle le catene che bloccano le attività economiche, il rischio è che si finisca per non riuscire a cambiare i perversi meccanismi che frenano il Paese”. E avverte: “Non vorrei che l’abuso di selfie, che sono come tanti piccoli specchi in cui è riflessa solo la propria immagine, facesse perdere di vista al premier i problemi del Paese e dell’economia reale”. Meno tasse. Il primo nodo da sciogliere, naturalmente, è quello delle tasse . “Non ne possiamo più di pagare le aliquote più alte d’Europa ricevendo in cambio uno dei servizi peggiori” ha attaccato Meletti, citando i dati messi in fila dall’Ufficio studi di Confartigianato: “Nel 2014 la pressione fiscale ha raggiunto il 43,9 per cento del Pil. Se consideriamo il peso dell’economia sommersa, poi, la pressione effettiva finisce per superare il 52 per cento. In pratica, gli italiani versano 25 miliardi di maggiori tasse rispetto alla media Ue. Non è sostenibile. Un governo che si dice di rottura come questo il coraggio di ridurre la pressione fiscale che grava su imprese e famiglie, attraverso una rigorosa riqualificazione della spesa pubblica improduttiva”. Semplificazione. Duro, come da tradizione, anche il giudizio degli artigiani sui vincoli della burocrazia , “che ognuno degli ultimi quattro governi ha sostenuto di voler allentare soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese ma che invece sono ancora lì, più ingestibili e opprimenti di prima”, come ha ricordato Merletti. “Non vogliamo nemmeno morire soffocati dalla mole di adempimenti, scadenze, scartoffie che il fisco ci impone. Tra aprile 2008 e marzo 2014, sono state approvate 629 norme fiscali, di cui 389 hanno portato nuove incombenze e costi burocratici. Come dire che il fisco si è complicato alla velocità di una nuova norma alla settimana”. Risultato? Un conto oneri di oltre 30 miliardi di euro l’anno, oltre 7 mila per ciascuna Pmi. Sulle tassazioni immobiliari , poi, secondo il presidente degli artigiani la politica ha generato “un cortocircuito degno del mitologico labirinto di Minosse: un’imposta che era onerosa ma almeno si pagava con un semplice bollettino si è trasformata nel groviglio Imu/Tasi/Tari/Iuc. Perdiamo giornate a parlare con gli uffici comunali di aliquote, detrazioni, esenzioni e il rischio di un errore, probabilissimo, ricade su di noi. Vi sembra normale?” Superare il credit crunch. In tema di credito “i dati mostrano che anche nei primi mesi del 2014 perdurano condizioni restrittive nell’offerta di finanziamenti, in particolare alle piccole imprese “, mette in evidenza Merletti nella sua relazione all’assemblea annuale, rilevando che “il Fondo centrale di garanzia si sta sempre più affermando come lo strumento principale delle politiche pubbliche per l’accesso alla liquidità. È un modello che funziona, dunque è necessario renderlo ancor più accessibile”. Per Merletti, però, al tempo stesso va salvaguardato e valorizzato il ruolo dei Confidi e di Artigiancassa che continuano a supportare migliaia di Pmi. Ed è proprio a proposito di Confidi che il rappresentante degli artigiani lancia un’altra frecciata alla politica: “Che fine hanno fatto i provvedimenti bipartisan approvati nell’ultima legge di stabilità che prevedevano un importante intervento per la loro ripatrimonializzazione?”. Sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione. Sempre a proposito di liquidità non è mancato un accenno alla questione, ancora parzialmente irrisolta, dei pagamenti attesi da parte di Stato ed enti locali. “I tempi sono ancora troppo lunghi” ha affermato Merletti. “Nonostante la legge preveda termini inderogabili di 30 giorni per il saldo delle fatture, accumuliamo ritardi che in alcune regioni arrivano a 165 giorni consegnando all’Italia la maglia nera dei pagatori europei. La soluzione? “Si introduca una civilissima compensazione tra quel che le imprese devono riscuotere dallo Stato e quel che devono pagare per tasse e tributi. Ci dica questo governo, che vuol cambiare il verso al Paese, cosa ostacoli questo provvedimento, che è un classico della pratica commerciale. Basterebbe a dare uno choc positivo all’economia con l’immissione di 100 miliardi di euro in un tempo brevissimo”.