LE NUOVE STRATEGIE DEI LABORATORI CINESI MADE IN ITALY
A Istrana (TV) blitz dei carabinieri in un laboratorio a titolarità italiana
ma gestito da persone del “Paese di Mezzo”. Anche nel vicentino nuovi controlli.
Blitz dei carabinieri in un laboratorio di Istrana (TV) che figurava di una 32enne di Paese. La donna denunciata con il vero titolare dell’attività un cinese di 41 anni. Questa la notizia apparsa sui giornali locali nei giorni scorsi e che fa emergere un nuovo filone del fenomeno: apparire sempre più “made in Italy”.
Un capannone in cui sono stati eseguiti dei lavori abusivi di ampliamento, telecamere che oltre ad inquadrare l’entrata della ditta riprendevano anche parte della zona produttiva e soprattutto quattro lavoratori in nero, tra cui due che avevano da pochi mesi chiesto la regolarizzazione con documentazione falsa. Sono solo alcune delle irregolarità riscontrate dai carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro e dei militari di Castelfranco presso l’azienda di abbigliamento di Istrana, una cooperativa scarl su cui da tempo gli investigatori stavano cercando di far luce. Sono stati denunciati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina una 32enne di Paese, una prestanome che risultava però sulla carta titolare della ditta (in realtà lavora come impiegata presso una ditta del veneziano), ed il proprietario «di fatto» dell’attività, un 41enne cinese. Entrambi dovranno rispondere anche di una denuncia per aver installato le telecamere all’esterno della ditta senza nessuna comunicazione: le immagini venivano trasmesse su un televisore di 52″ che era all’interno e riprendevano, pare, anche la zona produttiva. I soci lavoratori della azienda in questione erano quasi tutti cinesi ad eccezione del marito della prestanome e di un altro italiano. Per i due stranieri (un 43enne ed un 38enne residenti ad Istrana e Quinto) che hanno fatto richiesta di emersione con documenti contraffatti è scattata una denuncia per falsa attestazione e truffa. Oltre ad una maxisanzione di 9.700 euro i lavoratori in nero pizzicati ai telai, la cooperativa dovrà pagare anche una multa salata per alcuni abusi edilizi ed in particolare per l’ampliamento del capannone (Tribuna di Treviso). Blitz nei laboratori tessili cinesi – Trovati venti operai in nero. Controlli nel Basso vicentino e nel Bassanese. All’arrivo dei finanzieri hanno tentato di nascondersi. Non versati 100mila euro di iva Venti operai cinesi sono stati trovati a lavorare «in nero» in nove laboratori tessili dalla guardia di Finanza di Vicenza. I controlli hanno riguardato aziende situate nel Basso vicentino e nel Bassanese. I lavoratori, tutti provenienti dalla Cina, venivano impiegati, specialmente nelle ore notturne, nella produzione di capi di abbigliamento, a volte anche per nomi dell’alta moda italiana. All’arrivo dei finanzieri c’è chi ha cercato di nascondersi, anche sotto le macchine da cucire, chi ha fatto finta di dormire seppur vestito, vicino ai macchinari. I finanzieri hanno quindi contestato violazioni alla normativa sul lavoro, che prevedono per ogni lavoratore in nero l’applicazione di una sanzione, da 1.500 a 12.000 euro, sia una sanzione in misura fissa pari a 150 euro per ogni giorno di lavoro prestato. Per due laboratori è scattata anche la sospensione dell’attività. Ulteriori accertamenti hanno portato a scoprire che le 9 ditte non avevano versato 100 mila euro di iva. (Ansa)