MADE IN…
Fascina: “Mogherini inadatta? Made in merce di scambio per la sua nomina? Non è dato saperlo. Ma una cosa è certa, La VicePresidente Ferrarini non è sola nella battaglia. Milioni di imprese artigiane lottano da anni per questo risultato”.
“L’espressione della Mogherini come alto commissario purtroppo non ci porta a niente perché è inadatta? E’ vero che le ragioni che hanno portato Germania, Polonia e Nord Europa ad ”accettare” miss Pesc nascondono una nostra rinuncia a proseguire nella approvazione del made in.. ? Non ho elementi per confermarlo ma una cosa è certa, la VicePresidente Ferrarini non è sola a difendere il Made in Italy in Europa. Ci sono milioni di imprenditori artigiani e con loro le organizzazioni come Confartigianato che da anni lottano per ottenere questo risultato dall’UE”. Ad affermarlo Gianluca Fascina, Presidente della Federazione Moda di Confartigianato Veneto in seguito a quanto detto dalla Vice Presidente di Confindustria per l’Europa, a “Mix24” il programma di Giovanni Minoli su Radio 24.
“Fa piacere che anche Confindustria sia scesa in campo nella richiesta di obbligatorietà del Made in –prosegue Fascina-. Più uniti siamo è più possibilità di successo avremo. Ma non possiamo dimenticare quanto Confartigianato ha fatto in questi anni e quanto continua a fare. Strettissimi, ad esempio, i rapporti con l’allora Commissario UE Antonio Tajani sino alla fatidica votazione di metà aprile all’Europarlamento. D’altro canto, sono le imprese artigiane terziste del manifatturiero (moda, Legno, metalmeccanica) quelle maggiormente penalizzate dalla delocalizzazione. Centinaia di migliaia di aziende che hanno solo da guadagnare se la tracciabilità renderà palese ai consumatori quali prodotti sono realizzati in Italia e quali no”.
“Ma la tracciabilità in Europa non basta –incalza Fascina- Il nostro Paese ha l’occasione storica per rilanciare il sistema manifatturiero ed attrarre investimenti nel nostro Paese perché l’industria italiana è oggi profondamente rinnovata e dispone di un mix vincente di prodotti che può offrire sui mercati internazionali, in particolare ai Paesi emergenti. Un mix che spazia dai tradizionali beni di lusso e di qualità per la persona e la casa alle tecnologie più avanzate. Il “Rinascimento industriale” non deve essere solo uno slogan ma un modo di concepire una moderna strategia tecnologica-manifatturiera per l’Italia. Tutto ciò passa necessariamente per il 100% made in Italy. Una indicazione di origine prevista dalla legislazione italiana, all’art. 16 della legge 166/2009 ma, come spesso accade in questo Paese, lasciata nell’oblio”.
“Propongo quindi alla Vice Presidente Ferrarini –conclude Fascina- non solo di lottare assieme per il made in europeo ma di unire le forze anche in Italia per chiedere al Governo di promuovere, valorizzare ed implementare la legge 166”.