Made in Italy nel Regno Unito. L’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza sul peso delle incertezze legate alla Brexit, sommate alla pandemia, sull’export vicentino che nel 2019 si aggirava sui 938,3 milioni di euro
Comunicato 160 – 29 dicembre 2020
Oltre a fare i ‘conti’ con la pandemia, le imprese, soprattutto quelle votate all’export, in questo 2020 si sono trovate, e ancora si trovano a capire, come e quanto la Brexit potrà influire sulle relazioni commerciali tra Italia e Regno Unito. L’export manifatturiero verso il Regno Unito vale per Il Veneto il 2,2% del valore aggiunto (superiore alle in media nazionale, l’1,4%; e dietro solo a Emilia-Romagna e Toscana), con il particolare che Vicenza (con il 3,1%) è tra le province che mostrano una maggiore propensione ad esportare su quel mercato. Forte di questi dati, dopo un anno segnato dalla pandemia (con tanto di ‘variante inglese’), complice l’incertezza della Brexit, l’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza ha analizzato la situazione. La questione non è di poco conto se si considera che quello del Regno Unito è un mercato che nel 2019 era al 5° posto tra le destinazioni delle esportazioni manifatturiere della provincia di Vicenza, per un valore complessivo di 938,3 milioni di euro, ovvero in crescita del 5,4% rispetto all’anno precedente. Naturalmente, i traffici commerciali hanno risentito dell’emergenza sanitaria tanto che, dai dati relativi ai primi nove mesi del 2020, si rileva che Vicenza passa dal 4° al 6° posto tra le principali province italiane esportatrici verso il Regno Unito, registrando un calo delle esportazioni oltre Manica pari a -18,4%, flessione più intensa rispetto al -16,2% nazionale.
Quanto ai settori merceologici manifatturieri l’Ufficio Studi evidenzia che, sempre nel 2019, i prodotti maggiormente esportati in Regno Unito sono: Articoli di abbigliamento con 154,4 milioni di euro, pari al 16,5% dell’export totale; Macchinari ed apparecchiature con 150,1 milioni di euro pari al 16,0%; seguono Articoli in pelle e simili con 148,5 milioni di euro pari al 15,8%; Prodotti della metallurgia con 69,9 milioni di euro pari al 7,4% e Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici con 49,5 milioni di euro pari al 5,3%.
E veniamo al 2020. La pandemia si è fatta sentire sul trend di forte crescita (+5,4% nel 2019 rispetto all’anno precedente) tanto che nei primi nove mesi del 2020 le esportazioni manifatturiere vicentine verso il Regno Unito calano del 18,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Flessione più intensa per i settori a maggior concentrazione di micro e piccole imprese che registrano un -23,1% contro il -14,0% degli altri settori manifatturieri. Si rilevano, tuttavia, tre settori in controtendenza e sono gli Articoli in gomma e materie plastiche (+12,2%), Legno e prodotti in legno e sughero (+1,0%) e Prodotti chimici (+0,6%).
“Le nostre imprese, attraverso l’azione dell’Ufficio Internazionalizzazione di Confartigianato Vicenza, hanno compreso l’importanza di conquistare nuovi mercati e di arrivarvi quanto più preparati. Uno di questi era, appunto, il Regno Unito che ufficialmente dal 1° gennaio 2021 uscirà dall’Unione Europea – commenta Nerio Dalla Vecchia, vicepresidente di Confartigianato Imprese Vicenza -. Adesso con la definizione degli accordi dei giorni scorsi finalmente si elimina un elemento di incertezza che ha caratterizzato il 2020; si tratterà ora di capire i dettagli dell’accordo per capirne il tipo di impatto che avrà sull’export delle nostre imprese. A quanto pare saranno esclusi dazi e quote, ma bisognerà attendere le norme tecniche precise per verificare il peso della brexit sul business dei nostri esportatori”.