“MADE IN” SU TUTTI I PRODOTTI, IL PARLAMENTO EUROPEO DICE SÌ
Il Parlamento europeo ha approvato una proposta che rende obbligatoria l’indicazione del Paese produttore nelle etichette di tutti i beni venduti all’interno della Ue. Così sarà più facile risalire ai responsabili in caso di prodotti difettosi o pericolosi. Sì anche al ‘libro nero’ delle aziende che non rispettano le norme di sicurezza Finalmente sapremo da dove proviene ciò che acquistiamo: la scritta “Made in…” potrebbe diventare presto obbligatoria per i prodotti venduti in Europa. Un primo sì viene dal Parlamento europeo che nell’ultima seduta plenaria di Strasburgo ha accolto, con 485 voti a favore, 130 contrari e 27 astenuti, la proposta della Commissione di rendere obbligatoria l’indicazione del Paese d’origine. Da dove vengono i prodotti? Fortemente appoggiate dall’Italia, queste norme rappresentano un importante freno alla contraffazione e garantiscono una maggiore tutela per i consumatori. Si tratta di un deciso passo avanti per la tracciabilità delle merci in commercio all’interno dell’Europa. Attualmente, infatti, non è possibile risalire al produttore per circa il 10 per cento dei prodotti che circolano nell’Ue presi in esame dal sistema europeo di allerta rapida (Rapex). Fino ad ora, infatti, è mancato l’obbligo di indicare il Paese produttore nell’etichetta. La decisione viene lasciata alla volontà di ciascuna azienda. La proposta approvata dal Parlamento Ue, invece, introduce questo obbligo per i fabbricanti, fatta eccezione per il cibo e i medicinali, ma lascia ancora un margine di libertà ai produttori che potranno decidere se indicare il nome del Paese o il più generico “Made in EU”. Più tutele per i consumatori. Nel caso in cui il bene in commercio sia stato in realtà prodotto in più Paesi vale il codice doganale dell’Unione: si deve indicare il Paese in cui il prodotto ha subito l’ultima lavorazione o trasformazione sostanziale, economicamente giustificata, che sia terminata con la “fabbricazione di un prodotto nuovo o abbia rappresentato una fase importante del processo di fabbricazione”. Con la stessa votazione i deputati europei hanno inoltre chiesto che vengano inflitte sanzioni “proporzionate e dissuasive” alle imprese che non rispettino queste regole; sanzioni che tengano in considerazione il carattere intenzionale e ricorrente della violazione, la sua gravità e durata ma anche le dimensioni dell’impresa stessa, in termini di dipendenti e fatturato annuo. Non solo: i parlamentari hanno inserito nel testo la necessità di creare una sorta di ‘lista nera’ delle aziende europee che violano ripetutamente le norme di sicurezza in materia di prodotti per aumentare l’effetto dissuasivo delle sanzioni. In Italia l’approvazione di queste norme è stata accolta con favore dalle associazioni dei consumatori, soprattutto per il fatto che in questo modo il Made in Italy, sempre più spesso oggetto di falsificazioni e imitazioni, (nel campo della moda in primis), sarà maggiormente protetto. “Una norma che impone l’etichettatura di origine –commenta il presidente del sistema moda di Confartigianato Veneto Gianluca Fascina– sarà un deterrente e un freno all’invasione dei prodotti contraffatti. Un’arma a disposizione della lotta alla contraffazione, fondamentale per il rilancio economico, per la difesa dei diritti e degli interessi dei consumatori e delle imprese italiane”. Ora il testo passa al Consiglio e, se dovesse essere approvato anche qui senza alcuna modifica, le norme diventerebbero operative per i 28 Paesi membri.