
Mestieri di ieri e di oggi: evoluzione delle professioni artigiane in 80 anni
Gli artigiani tra passato e futuro. Ovvero, com’è cambiato il loro profilo e, di conseguenza, quello di Confartigianato, che da 80 anni ne è la casa e l’espressione nel Vicentino.
L’Ufficio Studi associativo ha realizzato uno spaccato storico partendo dai primi dati disponibili, datati 1951, per arrivare ai giorni nostri. Da allora, molti mestieri sono spariti o hanno cambiato nome, mentre altri sono nati di pari passo con le nuove tecnologie. Non solo. Cambia anche il volto dell’artigianato. Oggi tra gli artigiani si contano molte donne, così come stranieri che hanno deciso di avviare un’attività. Una forza operosa e silenziosa, quella degli artigiani, della cui importanza ci si accorgerebbe subito se mancassero. Con loro è cresciuta anche Confartigianato, affiancando aspetti sindacali e servizi, ma anche programmi di formazione e informazione, ampliando la vocazione all’export attraverso competenze dedicate.
E se nel 1972 apparve negli uffici il primo personal computer, nel 2019 nasce il Digital Innovation Hub (DIH) tra i primi in Italia, per accompagnare le imprese nella transizione digitale. Impresa ma anche comunità: da sempre Confartigianato è pure attore sociale. E se molti artigiani sono impegnati anche nelle comunità di appartenenza, Confartigianato oltre vent’anni fa proponeva la Scuola per Genitori. Dal capitale umano alla sostenibilità, alla parità di genere fino alle tematiche legate ai costi dell’energia, ogni aspetto dell’impresa oggi trova spazio in Confartigianato. Questo grazie anche alle 26 sedi territoriali e ai 400 collaboratori che ogni giorno sono a fianco delle imprese.
L’EVOLUZIONE
Quasi un quinto degli occupati vicentini ottant’anni fa lavorava nel settore dell’Agricoltura, oggi primeggiano i Servizi. Mentre per il settore della Manifattura e costruzioni i dati sono praticamente invariati. Nel 1951 c’era da ricostruire un Paese, oggi a trainare sono le soluzioni abitative a risparmio energetico e le ristrutturazioni. Tra i Sistemi in cui è suddiviso il mondo artigiano, infatti, primeggiano oggi Casa e Impianti, mentre nel 1951 era la Moda a primeggiare. Aumenta considerevolmente il settore Benessere: dopo aver passato gli anni a ricostruire e consolidare, oggi c’è anche voglia di prendersi cura di sé. Le “radici dell’artigianato di qualità” restano comunque quelle che ancora oggi conosciamo: Casa e Impianti, Moda, seguono Legno e Arredo e Produzione. A parte la prima voce, le altre sono in pratica quel Made in Italy che ancora viene tanto apprezzato, per cura dei dettagli e unicità, da tutto il mondo. Si spiega anche così perché, nel tempo, Vicenza è arrivata a essere la prima provincia per vocazione manifatturiera e la terza per export manifatturiero.
Più di qualche nube però si è presentata, e si sta presentando, nell’orizzonte anche degli artigiani.
Dall’inizio del 2000, sono state ben dieci le crisi cui il mondo ha dovuto far fronte: dall’11 settembre 2001 fino alla guerra russo-ucraina esplosa nel 2022. A queste crisi di natura politica ed economica altre se ne sono sovrapposte, talvolta innescate dalle prime, altre ancora di natura economica e sociale: quella energetica, quella climatica e quella demografica. Fenomeni che hanno non pochi risvolti anche nella vita delle imprese in termini di costi economici (energia, materie prime) e di risorse umane.
Anche a fronte di tutto ciò le imprese, accompagnate da Confartigianato, hanno messo in atto soluzioni di reazione. Ecco, quindi, che le filiere Casa e Mobilità sono i comparti più interessati alle transizioni “green”, mentre altre realtà sono nate dando vita alla filiera delle Fonti rinnovabili. Ancora, molte aziende hanno imboccato la vita dell’Economia Circolare e tante altre quella del Digitale.
Come detto, sono cambiati anche gli artigiani. Se nel 1951 erano poche le donne occupate nelle aziende, oggi il loro numero è in costante aumento, così come il numero di donne imprenditrici (non di rado raccogliendo il testimone dai padri). Anche le imprese straniere aumentano (e rappresentano il 14,9% dell’artigianato), e anche la componente straniera tra gli occupati rimane alta.
Nel frattempo, si è aperto il dibattito sulla “crisi demografica”, le cui origini sono datate di qualche anno ma i cui effetti si toccano adesso. Nei prossimi vent’anni la popolazione calerà dello 0,8%, ma quella in età lavorativa del 14,2%. Questo fenomeno apre due fronti: da un lato la mancanza di ricambio generazionale generalizzato, con occupati sempre più “anziani”, dall’altro il bisogno di trovare risorse umane specializzate da inserire in azienda. Di qui la necessità di far convivere in ditta diverse generazioni, e di avere percorsi formativi adeguati alla domanda delle imprese.
