Per il settore Moda la ripresa è ancora in salita
Bortolotto: “Tra pandemia, lievitazione dei costi delle materie prime e dell’energia già era difficile; ora il conflitto Russia-Ucraina rappresenta un altro fattore di rallentamento soprattutto in termini di export”
6 aprile 2022
Soffre ancora il comparto Moda. Il settore, dopo la dura battuta d’arresto a causa dell’emergenza sanitaria, dei ripetuti lockdown e delle restrizioni adottati anche a livello mondiale, contrariamente ad altri comparti del manifatturiero ha faticato ad agganciare la ripresa nel 2021.
Questo nonostante buone capacità di flessibilità e all’adozione, o il potenziamento dell’e-commerce quale canale di vendita nel corso della prima fase della pandemia.
SEMPRE PIÙ DIFFICILE
Quest’anno poi la situazione è diventata ancor più difficile con il conflitto Russia-Ucraina. Così, dai dati rilevati da Confartigianato, nei due anni è stata cumulata una perdita di 23,5 miliardi di consumi nel comparto a livello nazionale dovuta alle interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali con conseguente allungamento dei tempi di consegna, difficoltà nel reperimento dei materiali e costi di logistica, questi ultimi addirittura quintuplicati.
I DATI DELL’UFFICIO STUDI CONFARTIGIANATO
Nel Vicentino a fine 2021, il settore Moda conta 2.222 imprese, di cui 1.059 artigiane, pari al 47,7% del totale, che danno lavoro a 27.007 addetti dei quali 5.331 in aziende artigiane (19,7% dell’occupazione). Nel dettaglio: 513 sono imprese di Abbigliamento (anche in pelle e pelliccia) con 2.334 addetti; 349 quelle che lavorano Pelle e simili con 2.153 addetti e 197 le aziende di Prodotti tessili con 844 addetti. Questi i dati rilevati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza che evidenziano anche come la provincia berica, con 4.447 milioni di euro di prodotti del settore Moda esportati, sia terza provincia esportatrice dopo Firenze e Milano. Nel 2021 le esportazioni del settore sono cresciute del 7,5% rispetto al 2020, ma non recuperando le perdite registrate nell’anno dello scoppio della pandemia, risultano così inferiori del 5% rispetto ai livelli del 2019. E ora la situazione, con il conflitto in Ucraina, si presenta più problematica.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE PROVINCIALE DELLA CATEGORIA
“Il 2022 si era aperto all’insegna della ripresa anche per le imprese artigiane e MPI che rappresentano la vera ossatura dell’intero sistema Moda italiano e il fiore all’occhiello del Made in Italy – afferma Luca Bortolotto, presidente provinciale della Categoria Abbigliamento e Accessori Moda di Confartigianato Imprese Vicenza-. Purtroppo l’aggravarsi della situazione pandemica, l’aumento shock dei costi energetici e di alcune materie prime come i tessuti, le spese di trasporto sempre più alte, sono fattori che la pregiudicano e a farne le spese sono in particolar modo le imprese artigiane a monte della filiera. Il rischio poi è di confezionare capi a stagione inoltrata con la beffa che a quel punto molto probabilmente rimarrebbero invenduti. Adesso, a contribuire al clima di profonda incertezza si è inserito il conflitto Russia-Ucraina, con inevitabili riflessi sull’export”.
LA MODA E LA RUSSIA
La Moda, confermano i dati dell’Ufficio Studi di Vicenza, rappresenta il secondo settore di export in Russia dopo quello dei macchinari. Nel 2021 la provincia di Vicenza ha esportato 69,4 milioni di euro di prodotti sul mercato russo, che rappresenta il 18° mercato di destinazione del settore. Un trend in crescita sia rispetto all’anno precedente (+15,9% sul 2020) sia rispetto al periodo pre-pandemia (+11,5% sul 2019). Tuttavia, il settore risente ancora delle sanzioni imposte alla Russia a seguito dell’annessione della Crimea nel 2014, con una perdita di 5,5 milioni di euro di export in 8 anni.
“Le ripercussioni del conflitto in Ucraina sul settore saranno quindi importanti per Vicenza e per il Veneto in generale, considerato che la nostra è la quarta regione italiana per esportazione di prodotti moda sul mercato russo – aggiunge Bortolotto-. In ballo c’è la tenuta dell’intera filiera della Moda composta da tante competenze e da un tessuto di micro e piccole imprese a vocazione artigiana che rappresentano una eccellenza in grado di offrire un prodotto di altissima qualità. Un know-how che andrebbe maggiormente valorizzato e salvaguardato dal Governo al fine di non disperdere quello che oggi è di fatto il nostro vantaggio competitivo – continua Bortolotto-. Il conflitto in Ucraina con le conseguenti sanzioni, che hanno portato alla chiusura dei punti vendita di numerose griffe e gruppi mondiali del lusso, rappresentano un ulteriore danno al nostro comparto. In particolare la filiera del contoterzismo sicuramente subirà un contraccolpo in termini di ordinativi”.
SERVONO INTERVENTI E POLITICHE DI INVESTIMENTO PER IL SETTORE
“Servono, anche per il nostro settore, interventi e politiche di investimento a breve e lungo periodo, magari attingendo ai fondi del PNRR, al fine di preservare e rilanciare una filiera che negli ultimi anni è alle prese con una trasformazione profonda e la transizione verso un modello di business sostenibile. Senza tralasciare quelle problematiche divenute oramai strutturali, e che rappresentano una minaccia concreta alla competitività delle imprese, come la concorrenza sleale e la difficoltà nel reperimento di personale qualificato le cui competenze hanno saputo offrire prodotti di eccellenza al servizio delle più prestigiose maison internazionali”, conclude Bortolotto.
UNA BUONA NOTIZIA
Una buona notizia però arriva dall’approvazione da parte del Governo della mozione sul sostegno al settore. Nel riconoscere l’importanza del comparto, del suo valore anche quale espressione del miglior Made in Italy, del suo impegno verso l’innovazione e, soprattutto, la sostenibilità, nella stringente necessità di un ricambio generazionale per il trasferimento di un patrimonio di competenze che rischia di perdersi, il documento esprime la necessità di mettere in campo un piano straordinario e strategico di supporto alle imprese. Interventi che prendono in considerazione tre ambiti: sviluppo della filiera, degli incentivi alla transizione ecologica, al supporto ai giovani.