NELLA “METAMORFOSI DELL’ARTIGIANATO” VENETO VICENZA REGGE AL CAMBIAMENTO DECENNALE
Il commento del presidente Bonomo ai dati del Quaderno di Ricerca Confartigianato – Unioncamere presentato oggi a Marghera
Nell’arco dei dieci anni (2004-2013) in cui anche l’economia del Veneto, come il resto del mondo, ha conosciuto il più radicale e complesso cambiamento dall’epoca del secondo dopoguerra, l’artigianato vicentino ha dimostrato una sostanziale tenuta, capace anche di attenuare i contraccolpi della congiuntura negativa manifestatasi dal 2008 in poi.
È quanto si evince scorrendo le pagine del Quaderno di Ricerca “La metamorfosi dell’Artigianato. Dieci anni di trasformazioni in Veneto” elaborato dalla Confartigianato e dall’Unioncamere regionali con BS Consulting e presentato oggi a Marghera. Nell’indagine risulta che proprio Vicenza, rispetto ad altre province, ha retto perché “più saldamente ancorata a una diffusa presenza di imprese di qualità, segnatamente della meccanica, in grado di affrontare più che altre i mercati della globalizzazione”.
Cosa dicono i dati? Che tra il 2004 e la fine del 2013 la provincia vicentina ha conosciuto un calo di 1700 imprese artigiane (da 26.788 a 25.084), molto meno accentuato rispetto ad altre realtà. A soffrire maggiormente è stato il comparto Manifatturiero (- 3.142 unità), mentre quello delle Costruzioni ha sostanzialmente tenuto (-164) e invece, sempre nel medesimo decennio, è cresciuto il variegato settore dei Servizi alle aziende o alle persone (+ 1.597). Quanto al fatturato, Vicenza registra cifre positive (+1,9% nel 2013) e in crescita, mentre è in linea con il resto del Veneto (- 2,8% sempre nel 2013) per gli esiti relativi all’occupazione (-2,3%).
“I dati – commenta Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Vicenza-fotografano una realtà che si è davvero trasformata. Ma tra quelle 1700 aziende oggi mancanti alcune hanno chiuso i battenti per mancanza di ricambio generazionale, altre perché non sono riuscite a rinnovarsi. C’è poi da osservare che nel 2011 c’è stata una revisione degli Albi Camerali che, aggiornando l’anagrafe delle aziende, ha eliminato le vecchie posizioni inattive. Quanto ai dati su fatturato in crescita e manodopera in calo, l’apparente antitesi è frutto di diversi fattori. Il primo è che, in un mondo dove l’informatica e il web sono entrati massicciamente, sono molti i giovani artigiani che spesso danno vita a imprese unipersonali; il secondo fattore è strettamente legato al primo, ed è espressione del mondo in cui è cambiato proprio il modo di fare impresa. Faccio un esempio: un designer, o un progettista, propone una sua idea al cliente e fa realizzare il prodotto da una serie di aziende artigiane, dall’assemblaggio alla confezione fino alla distribuzione e alla promozione. Il risultato è che ogni soggetto coinvolto in questa ‘filiera corta temporanea’ ha un ritorno economico, a manodopera invariata. Un tempo, invece, a fronte di un’idea si dava vita a un’azienda, magari piccola, che assumeva più persone. Oggi, con un mercato globale in perenne movimento, questo è più raro, e anche questo è uno degli aspetti dell’innovazione di cui va tenuto conto”.