Nella seconda metà del 2021 si consolida la crescita dell’occupazione dipendente nelle imprese artigiane vicentine: +1,8% rispetto a fine 2020. +4,0% quella femminile.
Cavion: “Non sprechiamo questo risultato. La sfida ora è investire sul capitale umano e sulla formazione per portare in azienda competenze e professionalità adeguate”.
Comunicato 14 – 27 gennaio 2022
Il 2021 si conclude confermando la ripresa dell’occupazione dipendente nelle imprese artigiane: il secondo semestre infatti registra una crescita dei dipendenti artigiani dell’1,8% rispetto a fine 2020, dopo l’aumento dell’1,3% rilevato a giugno 2021 rispetto ad un anno prima. Una dinamica sostenuta dalla consistente crescita delle assunzioni del 36,3% rispetto al secondo semestre 2021. Sono queste le prime evidenze che emergono dai dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza su un campione puntuale di più di 1.800 micro e piccole imprese che occupano 10 mila dipendenti e che affidano i propri servizi di gestione del personale all’Associazione.
“I numeri confermano che la ripresa c’è stata, che le imprese artigiane hanno macinato ordini e hanno ‘tenuto’ dopo lo scossone della prima ondata di Covid. Un contesto in cui rimane aperto il grande tema delle competenze richieste dalle imprese, ovvero la difficoltà di trovare personale adeguatamente preparato alle necessità aziendali per far fronte all’aumento degli ordini – commenta Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Vicenza -. Una ‘fame’ di personale soprattutto per guardare alla competitività nei mercati domestici e internazionali, per procedere sia alla transizione digitale e che a quella che va nella direzione della sostenibilità. La nostra Associazione è impegnata per cercare soluzioni che riducano le difficoltà di reperimento e aumentino le possibilità di formazione aiutando le aziende nella ricerca di adeguate professionalità”.
In termini territoriali nella provincia di Vicenza la distribuzione delle assunzioni varia: si rileva una forte crescita nell’Ovest vicentino che segna un +3,4% rispetto al II semestre 2020, e nel Nord est vicentino (+2,8). Segue l’area di Vicenza con un incremento dei dipendenti artigiani pari a +1,1% e l’Alto vicentino che registra un più contenuto +0,5% rispetto a fine 2020. Rispetto a quanto rilevato nel primo semestre 2021, si osserva una accelerazione della crescita nel Nord est vicentino (precedentemente +0,9) e nell’area di Vicenza (-0,2% nel I semestre 2021). Tendenze, con molta probabilità, legate alla distribuzione delle diverse realtà produttive sul territorio.
Al proposito delle attività economiche si osservano le maggiori crescite dell’occupazione artigiana nelle imprese di Legno e arredo (+2,6% rispetto a fine 2020), di Produzione (+2,6%), dell’Alimentazione (+2,1%) e della Mobilità (+2%).
Ancora in flessione, invece, l’occupazione nelle imprese artigiane del Benessere e della Comunicazione, che presentano entrambe una variazione del -1,6% rispetto a fine 2020. “In questo caso è utile ricordare che, soprattutto le realtà dell’acconciatura e dell’estetica, molte imprese hanno pagato gli stop a singhiozzo imposti dalle misure anti contagio. La diminuzione dell’occupazione nel terziario si potrebbe riflettere nello spostamento del personale verso settori della manifattura come alcuni imprenditori, nello specifico del settore ristorazione e dei servizi, ci segnalano”, spiega Cavion.
Un dato interessante è poi quello che riguarda l’occupazione femminile che anche nella seconda metà dell’anno segna un +4,0% rispetto a fine 2020, a fronte di un aumento dello 0,7% dell’occupazione maschile. Così la componente femminile rappresenta un terzo (34,0%) dell’occupazione dipendente dell’artigianato.
In merito ai lavoratori stranieri, se a giugno 2021 non si osservavano differenze di trend tra occupazione italiana e straniera (rispettivamente +1,3% e +1,2% su giugno 2020), nel secondo semestre la situazione cambia e a fine 2021 gli occupati stranieri crescono del +4,2% rispetto ad un anno prima, mentre i colleghi di nazionalità italiana segnano un più contenuto +1,5% rispetto a fine 2020. Il maggior dinamismo degli occupati stranieri può essere spiegato dal fatto che negli ultimi 2 anni hanno subito le contrazioni più intense (-1,2% a fine 2019 e -3,4% a fine 2020). Gli occupati di nazionalità straniera rappresentano il 13,3% dell’occupazione dipendente delle imprese artigiane.
“Al proposito – aggiunge il presidente- nei prossimi anni dovremmo fare i conti con i poco incoraggianti dati demografici che inevitabilmente abbasseranno la quota di lavoratori di origine italiana e quindi la quota di manodopera straniera si alzerà. Questo è un tema molto delicato che ha bisogno di politiche sull’immigrazione che si concentrino su chi può dare un suo contributo professionale alle imprese integrandosi così nelle comunità locali”.
Altro elemento è la classe di età degli occupati. L’analisi mostra la continua ripresa dell’occupazione under 30, dopo due anni di flessioni, che segna una variazione positiva pari a +0,9% rispetto a fine 2020 (a giugno 2021 la crescita era pari a +0,5% rispetto ad un anno prima). Per le altre classi si conferma il trend degli ultimi anni: gli occupati dai 30 ai 50 anni registrano una contrazione dello 0,6% rispetto ad un anno prima, mentre la classe di lavoratori over 50 cresce del 7,4%. I dipendenti artigiani tra i 30 e i 50 anni rimangono quindi la classe più numerosa, rappresentando il 49,7%, seguono gli over 50 (27,5%) e gli under 30 (22,8%).
Continua la contrazione degli apprendisti che nel secondo semestre 2021 registrano un -7,6% rispetto a fine 2020. All’opposto cresce il numero di operai del 3,1% rispetto a fine 2020 e anche gli impiegati segnano un aumento del 2,4%.
“Il fatto che gli under 30 siano sempre più presenti nelle imprese artigiane è un buon segno – aggiunge Cavion-. Sono loro che possono portare competenze e freschezza di idee da innestare nella storia aziendale favorendone crescita, sviluppo. Possono inoltre favorire l’impiego di nuove tecnologie a supporto non solo della produzione ma anche della stessa organizzazione d’impresa, per non parlare dell’apertura verso i mercati esteri”.
“I dati di fine 2021 quindi son incoraggianti. Il nuovo anno si è però aperto con costi delle materie prime e dell’energia in costante aumento e con una situazione pandemica che speravamo superata. La situazione è in costante divenire e norme che ne conseguono (si pensi alle tempistiche dei tamponi per la negativizzazione e l’attivazione del Green Pass o alla gestione dei casi di positività nelle scuole) mettono in difficoltà famiglie, lavoratori e di conseguenza la produttività aziendale. L’auspicio è che le imprese possano essere messe nelle migliori condizioni di lavorare, ad esempio abbattendo inutili burocrazie o farraginose procedure, e procedere speditamente verso una ripresa che sta dando segnali di grandi potenzialità”, conclude Cavion.