Un bilancio di esercizio 2017 che ha chiuso con un utile pari a 81.433 euro grazie a ricavi per 6.917.933, in aumento del 31.5% rispetto al 2016. In salita anche il patrimonio netto che si attesta a 30.954.962 euro e migliorano di conseguenza gli indicatori patrimoniali. Tra tutti spicca il rapporto tra fondi propri e le attività ponderate per il rischio, pari al 18.04% a fronte di un requisito minimo fissato da Banca d’Italia al 6%. Sono questi i dati presentati, e approvati, da FidiNordest in occasione dell’Assemblea Straordinaria e Ordinaria dei Soci che si è tenuta (nella serata di martedì 8, ndr) al Centro Congressi di via Fermi.
Soddisfatto dei risultati, il presidente Luigino Bari per il lavoro svolto dalla squadra di Fidi Nordest a sostegno prevalentemente di micro e piccole medie imprese venete: “Anche quest’anno abbiamo supportato con il nostro intervento tante aziende nei loro progetti di crescita. Oltre 4.300 richieste di finanziamento deliberate tra Veneto, soprattutto, e Puglia con il supporto dei colleghi di Artigianfidi Puglia a Bari, per un volume di finanziamenti pari a circa 193,5 milioni di euro”. “L’impegno deve rimanere massimo, in un momento in cui molto è cambiato e sta cambiando nel panorama bancario locale e non- ha aggiunto Bari, che è anche delegato al credito per Confartigianato Vicenza -. In quest’ultimo periodo abbiamo avuto la prova che non sempre 1 + 1 + 1 è uguale a 3, è neppure che 1 + 1 fa necessariamente 2. Se n’è accorta più di qualche azienda, che nella matematica confidava, e che per questo non ha creduto alla possibilità paventata, anche da Fidi Nordest, che nel mondo del credito a volte certe logiche vengono meno. Quando ci sono aggregazioni tra banche, soprattutto se in un territorio circoscritto dove sono già presenti, è inevitabile che si ponga un tema di concentrazione di rischio. In questo senso ci vuole grande attenzione da parte di tutti gli attori coinvolti e quindi banche ma anche aziende”. “Nel caso dell’acquisizione da parte del Gruppo Intesa delle ex popolari venete, l’istituto di credito, nonostante le iniziali rassicurazioni, si è infatti trovato talvolta a dover limitare il proprio appoggio in punto credito, a nostro avviso più probabilmente per ragioni strategiche (una quota di mercato sul territorio salita in poco tempo a circa un 30%) che per valutazioni di merito – ha proseguito Bari-. A farne le spese sono state evidentemente le aziende un po’ meno attente, che non si sono preoccupate di programmare e hanno continuato a fidarsi del proprio partner, che non perdeva occasione per sottolineare la propria stabilità, forza e volontà di non far mancare nulla al territorio che aveva deciso di salvare”.
“Quello che dispiace, come rappresentanti di quasi 16000 aziende, è di non essere riusciti sempre a convincere i nostri soci dell’importanza di affrontare seriamente e per tempo la situazione cercando di prevenire ove possibile eventuali criticità – ha proseguito Bari-. Altro rammarico, il non essere stati ascoltati dai colleghi della banca quando suggerivamo loro l’urgenza di condividere e analizzare assieme quel patrimonio informativo riguardante le nostre aziende, che fino a ieri sostenevamo verso Banca Popolare di Vicenza, soprattutto, e Veneto Banca, e che credevamo meritassero un trattamento particolare, almeno inizialmente, preoccupati da quello che invece sarebbe potuto essere, e che poi talvolta è stato, il nuovo approccio di Intesa. E così un numero di aziende non indifferente ci ha chiesto in questi mesi di essere accompagnato su altri istituti. I silenzi o i rimandi di Intesa, in merito alla disponibilità di mantenere il proprio appoggio con le linee di affidamento sempre assistite dalla nostra garanzia, ci hanno costretti ad un’attività di mediazione così intensa da vederci spesso assegnato il nuovo ruolo di quasi broker finanziari, concentrati nel trovare il più in fretta possibile la miglior soluzione di continuità alle aziende che si erano trovate con meno fidi e senza risposte”.
“Da dicembre, in alcuni momenti, in media due aziende a settimana ci chiedevano di essere assistite e finivano per scegliere di cambiare banca – ha aggiunto Bari-. Queste però sono decisioni importanti, e se da una parte siamo felici di essere riusciti a dare una mano, non possiamo dire di non essere dispiaciuti per averle trattate così in emergenza. Cambiare partner è una scelta che crediamo debba maturare nel giusto tempo e con estrema ratio, convinti anche che non sia sempre la giusta soluzione. Alla base, e questo è ciò che da sempre Fidi Nordest promuove, ci deve essere una cultura finanziaria dove la programmazione deve guidare ogni decisione, come ben sanno gli imprenditori, al fine di operare in continuità a lungo termine fuori da logiche di opportunismo che certamente non sono quelle che hanno portato le nostre imprese a crescere e superare le crisi che nel tempo hanno incontrato”.
L’Assemblea ho inoltre rinnovato il Consiglio di amministrazione: oltre alla conferma di Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Vicenza, sono stati nominati i nuovi consiglieri Flavio Lorenzin, presidente di Apindustria Vicenza, Alessandro Vicino, dirigente mandamentale di Confartigianato Vicenza, e Ruggero Camerra presidente del Mandamento Confartigianato di Arzignano-Montecchio. É stato inoltre rinnovato l’incarico al Collegio Sindacale. A tutti loro il presidente Bari ha dato il benvenuto e rivolto l’augurio di un buon lavoro.