L’occupazione nelle imprese artigiane continua a crescere
L’occupazione dipendente nelle imprese artigiane vicentine nella seconda metà del 2021 ha confermato un consolidarsi della crescita: +1,8% rispetto a fine 2020.
Il dato segue l’aumento dell’1,3% rilevato a giugno 2021 rispetto a un anno prima. Tale dinamica è stata sostenuta dalla consistente crescita delle assunzioni (36,3%) rispetto al secondo semestre 2020. Sono queste le evidenze che emergono dai dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza su un campione di più di 1.800 micro e piccole imprese che occupano 10mila dipendenti e che affidano i propri servizi di gestione del personale all’associazione. Un risultato incoraggiante e che non va sprecato. In quest’ottica si colloca anche la sfida di investire sul capitale umano e sulla formazione, per portare in azienda competenze e professionalità adeguate. E in questo scenario si collocano le azioni messe in campo da Confartigianato nei confronti di famiglie, scuole, ITS, Provveditorato … e tutti quei soggetti che possono trasmettere ai ragazzi percorsi di crescita che si innestino nel tessuto produttivo del proprio territorio.
I numeri confermano dunque che la ripresa c’è stata, che le imprese artigiane hanno macinato ordini e hanno “tenuto” dopo lo scossone della prima ondata Covid, nel frattempo situazioni geo politiche nuovo si affacciano nello scenario mondiale. A fronte di tutto ciò però rimane aperto il grande tema delle competenze richieste dalle imprese, ovvero la difficoltà di trovare personale adeguatamente preparato alle necessità aziendali per far fronte all’aumento degli ordini. Una “fame di personale” soprattutto per guardare alla competitività nei mercati domestici e internazionali, per procedere sia alla transizione digitale e che a quella nella direzione della sostenibilità. In questo senso l’associazione è impegnata per cercare soluzioni che riducano le difficoltà di reperimento e aumentino le possibilità di formazione, aiutando le aziende nella ricerca di adeguate professionalità in un mercato in continua evoluzione e che apre prospettive spesso nuove e inaspettate.
Territori e Settori: i numeri
In termini territoriali, nella provincia di Vicenza la distribuzione delle assunzioni varia: si rileva una forte crescita nell’Ovest vicentino, che segna un +3,4% rispetto al II semestre 2020, e nel Nordest vicentino (+2,8). Seguono l’area di Vicenza, con un incremento dei dipendenti artigiani pari a +1,1%, e l’Alto Vicentino, che registra un più contenuto +0,5% rispetto a fine 2020. Rispetto a quanto rilevato nel primo semestre 2021, si osserva un’accelerazione della crescita nel Nordest vicentino (precedentemente +0,9) e nell’area di Vicenza (-0,2% nel I semestre 2021). Tendenze, con molta probabilità, legate alla distribuzione delle diverse realtà produttive sul territorio.
Quanto alle attività economiche, si osservano le maggiori crescite dell’occupazione artigiana nelle imprese di Legno e Arredo (+2,6% rispetto a fine 2020), della Produzione (+2,6%), dell’Alimentazione (+2,1%) e della Mobilità (+2%).
Ancora in flessione, invece, l’occupazione nelle imprese artigiane del Benessere e della Comunicazione, che presentano entrambe una variazione del -1,6% rispetto a fine 2020.
In questo caso è utile ricordare che, soprattutto le realtà dell’Acconciatura ed Estetica, molte imprese hanno pagato gli stop a singhiozzo imposti dalle misure anti-contagio.
La diminuzione dell’occupazione nel Terziario si potrebbe riflettere nello spostamento del personale verso settori della Manifattura, come segnalato da alcuni imprenditori dei settori Ristorazione e Servizi.
Aspetti sociali
Un dato interessante è poi quello che riguarda l’occupazione femminile, che anche nella seconda metà del 2021 ha segnato un +4,0% rispetto a fine 2020, a fronte di un aumento dello 0,7% dell’occupazione maschile. Così la componente femminile rappresenta un terzo (34,0%) dell’occupazione dipendente dell’artigianato.
In merito ai lavoratori stranieri, se a giugno 2021 non si osservavano differenze di trend tra occupazione italiana e straniera (rispettivamente +1,3% e +1,2% su giugno 2020), nel secondo semestre la situazione cambia e a fine 2021 gli occupati stranieri crescono del +4,2% rispetto a un anno prima, mentre i colleghi di nazionalità italiana segnano un più contenuto +1,5% rispetto a fine 2020. Il maggior dinamismo degli occupati stranieri può essere spiegato dal fatto che negli ultimi due anni hanno subito le contrazioni più intense (-1,2% a fine 2019 e -3,4% a fine 2020). Gli stranieri rappresentano il 13,3% dell’occupazione dipendente delle imprese artigiane.
Inoltre, nei prossimi anni si dovrà fare i conti con i poco incoraggianti dati demografici, che inevitabilmente abbasseranno la quota di lavoratori di origine italiana, e quindi la quota di manodopera straniera si alzerà. Questo è un tema molto delicato, che ha bisogno di politiche sull’immigrazione che si concentrino su chi può dare un suo contributo professionale alle imprese, integrandosi così nelle comunità locali.
Altro elemento è la classe di età degli occupati. L’analisi mostra la continua ripresa dell’occupazione “under 30”, dopo due anni di flessioni, che segna una variazione positiva pari a +0,9% rispetto a fine 2020 (a giugno 2021 la crescita era pari a +0,5% rispetto a un anno prima). Per le altre classi si conferma il trend degli ultimi anni: gli occupati dai 30 ai 50 anni registrano una contrazione dello 0,6% rispetto all’anno prima, mentre la classe di lavoratori “over 50” cresce del 7,4%. I dipendenti artigiani tra i 30 e i 50 anni rimangono quindi la classe più numerosa, rappresentando il 49,7%; seguono gli “over 50” (27,5%) e gli “under 30” (22,8%). Continua la contrazione degli Apprendisti, che nel secondo semestre 2021 registrano un -7,6% rispetto a fine 2020. All’opposto cresce il numero di Operai – del 3,1% rispetto a fine 2020 – e anche gli Impiegati segnano un aumento del 2,4%.
Buon segno che gli “under 30” siano sempre più presenti nelle imprese artigiane. È questa fascia di lavoratori infatti che, più di altre, può portare competenze e freschezza di idee da innestare nella storia aziendale favorendone crescita, sviluppo. Essi possono inoltre favorire l’impiego di nuove tecnologie a supporto non solo della produzione ma anche della stessa organizzazione d’impresa, per non parlare dell’apertura verso i mercati esteri.
Conclusioni
Se i dati di fine 2021 sono incoraggianti, il nuovo anno si è però aperto con alcune importanti variabili, in primis l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. La situazione è in costante divenire e le norme che ne conseguono creano incertezza, quando non difficoltà, nelle famiglie, tra i lavoratori, e di conseguenza nella produttività aziendale. L’auspicio è che le imprese possano essere messe nelle migliori condizioni di lavorare, ad esempio abbattendo inutili burocrazie o farraginose procedure, per continuare a procedere speditamente verso una ripresa che sta dando segnali di grandi potenzialità.