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Patrimonio edilizio inutilizzato in Veneto

Il focus sull’edilizia artigianale-industriale di Vicenza. Cavion (Confartigianato): “È soprattutto la destinazione degli edifici dismessi in contesti urbani che merita attenzione. Le soluzioni sono molte”

Come tutto il territorio del Veneto centrale, anche Vicenza è disseminata di capannoni dismessi o abbandonati. Parte di questi immobili vengono recuperati, a fronte di una crescita delle dimensioni delle imprese, per altri è necessaria una riqualificazione o riconversione. È il tema centrale del report ‘Patrimonio edilizio artigianale-industriale inutilizzato in Veneto”, realizzato da Confartigianato Imprese Veneto con SmartLand, presentato questa mattina a Mestre che permette un focus anche sulla realtà vicentina.

Vicenza concentra la maggior parte dello stock immobiliare produttivo pari al 22,5% del complessivo regionale, con rapporto superficie produttiva/commerciale e totale superficie consumata pari al 20,9% (media regionale 17,2%). Vicenza è anche la provincia veneta con il maggior numero di unità produttive inutilizzate, pari a 1.851 (20,1% del dismesso regionale), ma presenta la quota più bassa di dismesso produttivo, pari all’8,4% dello stock catastale provinciale, contro una media regionale del 9,4%. Rispetto al 2016 poi Vicenza registra una diminuzione delle unità produttive dismesse, pari a -15,5%, mentre a livello regionale la contrazione è del – 13,2%. Ovvero, il vicentino ha saputo recuperare più spazi produttivi ‘abbandonati’.

A livello regionale il 41% delle unità produttive dismesse sono localizzate fuori dalle aree produttive, in ambiti a ridotta accessibilità e spesso inglobati alla residenza; nel vicentino si stima quindi che siano 760 su 1851.

“Dalla ricerca emerge chiaro che capannoni di dimensioni medio grandi inseriti in zone artigiani industriali, quindi con servizi e infrastrutture adeguate e già predisposte, sono quelli che vengono più ‘riutilizzati’ anche da realtà artigiane in crescita. Il vero problema sono gli edifici realizzati secondo la logica ‘casa bottega’ prevalentemente negli anni del boom economico e che sorgono all’interno delle aree urbane o rurali in contesti, in generale al di fuori di ambiti produttivi propriamente detti – spiega il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion-. A livello regionale abbiamo 2,6mln di mq di dismesso da demolire in contesti urbani e 2,8mln di mq di dismesso utilizzabile per usi non produttivi localizzato fuori da area produttiva. Questo vuol dire spazi che vanno ripensati con politiche, e misure economiche, che ne favoriscano la loro rigenerazione o cambio di destinazione d’uso. Dal un lato quindi un occhio alla ‘bonifica’ di edifici che vanno ripensati anche in un’ottica di sostenibilità, dall’altro una chiara visione su come meglio impiegare e destinare quegli spazi. Si potrebbe pensare ad esempio alla riconversione di spazi produttivi inutilizzati situati in contesti urbani, città e zone della cintura cittadina, per realizzare spazi abitativi in appoggio alle esigenze di alloggio di studenti e lavoratori. Ma questi spazi possono anche rispondere a specifiche esigenze (asili nido, spazi ricreativi per giovani o anziani) della comunità in cui insistono o per usi legati a politiche di welfare, anche aziendali”. “In ogni caso a trarre beneficio dalla riconversione degli edifici dismessi è l’ambiente, riducendo il consumo del suolo evitando nuove costruzioni e bonificando ri-naturalizzando alcune aree; la comunità, le cui aree residenziali più gradevoli possono aumentare di numero e valore; i privati, che a fronte di un immobile ‘fermo’ possono pensare a concreti investimenti; e le imprese impegnate nella riconversione di queste aree dismesse. Per questi motivi come sistema Confartigianato siamo attivi e propositivi verso le politiche regionali, e locali, che vadano verso la direzione di un recupero del patrimonio dismesso in chiave di sostenibilità”, conclude Cavion.