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PIANO CASA REGIONALE, SECONDO IL PRESIDENTE CONFARTIGIANATO DEL VENETO GIUSEPPE SBALCHIERO SARÀ STRAORDINARIA BOCCATA D’OSSIGENO PER LE IMPRESE

«La proroga fino all’estate del 2013, la non derogabilità delle disposizioni da parte dei Comuni unitamente alla loro prevalenza anche sulle delibere già adottate, l’ampliamento fino al 45% raggiungendo un coefficiente di risparmio energetico “classe B”, l’estensione anche agli edifici non residenziali e l’apertura agli interventi anche nei centri storici, sono i cinque punti qualificanti del “nuovo” Piano casa regionale appena licenziato dalla Commissione Consiliare e che offriranno, appena tradotti in legge, una boccata d’ossigeno straordinaria per le imprese edili artigiane venete». Ne è convinto Giuseppe Sbalchiero, Presidente della Confartigianato Imprese del Veneto nonché lui stesso titolare di una azienda specializzata in ristrutturazioni edili.

«Solo due giorni fa in audizione presso la II° Commissione Consigliare sull’argomento –prosegue Sbalchiero- avevamo recepito un forte interesse alle nostre osservazioni ma devo ammettere che il risultato, va oltre le più rosee aspettative. È fondamentale ora che il Consiglio Regionale proceda speditamente alla definitiva approvazione della norma».
«Il combinato disposto della proroga con le modifiche che verranno introdotte- spiega Paolo Bassani, leader degli Edili di Confartigianato Regionale- sarà certamente da volano al piccolo miglioramento del clima di fiducia che abbiamo registrato grazie proprio ai primi tangibili effetti del piano casa, che a fine gennaio 2011, nella nostra regione, ha fatto registrare la migliore operatività in Italia con 23.000 domande (stima osservatorio CEAV- Cresme). La svolta si è avuta dal quarto trimestre del 2010, proseguita poi nel primo trimestre del 2011. Dopo molti mesi di lento avvio, abbiamo evidenziato una decisa accelerazione nell’uso del provvedimento da parte delle famiglie e dei privati. Meno da parte delle imprese. Complessivamente il volume d’affari che verrà attivato dal totale di questi interventi, considerandone la tipologia, può essere stimato pari a 720 milioni di euro, dei quali 650 milioni per domande relative all’edilizia residenziale. Un valore importante, pari al 10,4% del totale degli investimenti in nuove costruzioni residenziali per il 2010. In sostanza –conclude Bassani- considerando la proroga, i miglioramenti e che i tempi di avvio e di realizzazione degli interventi avranno uno sviluppo ben al di là della scadenza temporale del provvedimento, si può affermare che il “piano casa” sarà il principale artefice della miniripresa del mercato nel 2011, ed i  benefici effetti si avranno sul mercato almeno fino al 2016».

Sintesi delle novità introdotte dalla  proposta di legge  approvata dalla Commissione che proroga il Piano casa del Veneto fino all’11 luglio 2013:
AMPLIAMENTI: E’  previsto  l’ampliamento degli edifici esistenti nei limiti del 20% (+10% se si applicano sistemi di risparmio energetico) sul volume per gli edifici ad uso residenziale e del 20% (+10% se si applicano sistemi di risparmio energetico) sulla superficie coperta per gli edifici con uso diverso dal residenziale; viene elevato un ulteriore 15% purché vi sia un contestuale intervento di riqualificazione dell’edificio che porti la prestazione energetica alla corrispondente classe B.
DEMOLIZIONE-RICOSTRUZIONE: Relativamente agli interventi di demolizione e ricostruzione degli edifici realizzati anteriormente al 1989, al fine di incentivare questo tipo di intervento si può operare sugli edifici anche parzialmente. Gli interventi di ampliamento e demolizione-ricostruzione sono possibili anche nei centri storici.  Ai comuni viene data la competenza per il rilascio dell’autorizzazione unica per l’installazione di impianti solari e fotovoltaici fino a 1 Kw.  Agevolazioni per il contributo di costruzione: non dovute per prima abitazione; solo per il costo di costruzione per edifici abitazione diversi da prima casa; solo 50% per edifici ad uso diverso da abitazione.
MODIFICA DESTINAZIONE D’USO: Possibilità di modifica della destinazione d’uso  degli edifici purché la nuova destinazione sia consentita dalla disciplina edilizia di zona.
Può essere modificata la destinazione d’uso anche per  edifici situati in zone definite “improprie” (purché diverse da zona agricola).