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PIANO CASA TER

La lettera ai giornali dell’Architetto Della Puppa

Riceviamo la lettera dell’architetto e professore universitario Federico Della Puppa in merito alle polemiche nate sulla approvazione del Piano Casa ter. Da parte del Consiglio Regionale Veneto. La pubblichiamo volentieri.

Gentile direttore,
ogni volta che una nuova legge viene approvata si scatenano discussioni e inevitabili polemiche. L’approvazione del piano casa ter non è stata esente da prese di posizione molto forti e da alcune polemiche che, a mio giudizio, scontano letture sommarie e in alcuni casi poco informate sulla effettiva portata della legge. Che ha alcuni scopi dichiarati da tempo e della quale in questi mesi tanto si è discusso, sia in sedi istituzionali che sui giornali. Pertanto se da un lato colpiscono alcune prese di posizione particolarmente contrarie alla norma, da un altro lato viene da chiedersi perché le stesse prese di posizione non sono state assunte mesi fa, quando la proposta di legge era a disposizione di tutti e poteva essere oggetto di critiche nei contenuti e nelle sedi adeguate. La realtà è che il piano casa ter prosegue nella linea di norme che ben conosciamo e che ormai hanno, nelle due precedenti versioni, quattro anni di vita. Il punto vero di questa legge e della sua applicazione è che quelli che nel 2009 gridavano “al lupo”, contro la cementificazione del territorio, sono stati nei fatti sconfessati dai veri effetti della norma che, senza alcun consumo di suolo e senza alcuna cementificazione, consente di densificare e costruire nei tessuti urbani già edificati. L’effetto vero è che questa legge in questi hanni ha dato l’opportunità ad oltre 60mila famiglie venete di sistemare le proprie abitazioni, migliorandole senza dover per forza cambiare casa e senza rendere edificabili nuovi terreni. L’attivazione economica è stata di 2,5 miliardi di euro, consentendo ad oltre 10mila imprese e più di 25mila addetti di mantenere il proprio posto di lavoro, costruendo sul costruito. Questi sono i veri impatti: in quattro anni 3 domande ogni 100 nuclei familiari, che scendono a 1,5 in città, e 3 pratiche per km quadrato. 100 domande per comune, 25 all’anno, 2 al mese. Impatto burocratico zero. Quali sono gli impatti allora? Dov’è il consumo di suolo? Dov’è la devastazione del Veneto? La nuova norma va in deroga ai piani regolatori, ma lo fa per cubature localizzate in aree già costruite e lo fa con un obiettivo di risparmio energetico e di riqualificazione edilizia. Forse un po’ di misura nei commenti sarebbe più utile. Ma vorrei rimarcare il fatto che questa è una legge che non aumenta il suolo consumato e non aumenta il carico urbanistico. Se poi si avesse la bontà di leggerne i contenuti seriamente si potrebbe evitare di dire che si demoliranno le ville venete, mentre si potrebbe dire che, finalmente, abbiamo uno strumento flessibile per la rottamazione della città.

Federico Della Puppa
Docente di economia IUAV ed esperto di economia delle costruzioni