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PICCOLA MOBILITÀ LEGGE 236/1993. LA BEFFA ASSUME PROPORZIONI GIGANTESCHE

Sbalchiero: “Alle imprese venete rubati 50 milioni!
Masochista spenderne più del doppio per gli ammortizzatori sociali”

“La truffa dello Stato perpetrata nei confronti delle imprese che hanno assunto i propri dipendenti dalle liste della cosiddetta “piccola mobilità”, secondo la legge 236/93, assume dimensioni di portata incredibile”. A denunciarlo Giuseppe Sbalchiero, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto che spiega “la novità viene dai conteggi fatti da Veneto Lavoro, l’Ente strumentale della Regione in materia di occupazione e mercato del lavoro, pubblicati stamani sul numero 48 di “Misure” che quantifica in termini corretti il fenomeno almeno in Veneto”.
“Ebbene –prosegue il Presidente- i lavoratori assunti dalla particolare lista risultano essere non poche migliaia, come prudentemente stimato in questi giorni, ma ben 56 mila nell’arco del biennio 2011 e 2012!
Il biennio va considerato perché, tra le possibili agevolazioni previste dalla norma: 12, 18 o 24 mesi, quest’ultima è stata quella di gran lunga più utilizzata. Pertanto la cancellazione retroattiva degli sgravi nel 2013 coinvolge anche le imprese che hanno assunto, dalle liste 236, nel corso del 2011. Se ci limitiamo al solo 2012 comunque, le cose non migliorano in quanto abbiamo più di 28mila assunzioni. In questo caso davvero fortemente penalizzate.
“Il numero è enorme –sbotta Sbalchiero- e significa due cose. Primo, che lo Stato sta rubando alle imprese venete almeno 50 milioni di euro e quindi i fondi da reperire, ipotizzati a livello nazionale, in realtà sono appena sufficienti a coprire le nostre esigenze. Secondo che lo strumento “rottamato” era di straordinaria efficacia. Il bacino dei “formati” nelle PMI infatti, sembra essere di grande interesse per le imprese (tutte avevano accesso alla lista) per le competenze e le professionalità che vi potevano reperire. Solo questo dovrebbe far ripensare il Governo sulla bontà di questo specifico sistema di incentivi”.
Se si tiene conto infine che il Veneto vale circa il 10% dell’occupazione italiana, significa che il sistema imprenditoriale italiano è stato depredato di oltre mezzo miliardo di euro.
“Vanno assolutamente trovati i fondi per restituire il dovuto –conclude Sbalchiero- e non solo. La dotazione dovrà essere sufficiente a rifinanziare lo strumento perché resti attivo almeno sino all’entrata in vigore di una riforma complessiva degli incentivi. Sono tanti soldi, lo sappiamo ma, quanto costa allo Stato mantenere un “esercito” di disoccupati che non può più essere assunto? Molto di più secondo noi. Solo gli otto mesi di ASPI (che possono diventare 12) e la successiva mobilità in deroga (tra i 4 e gli 8 mesi), incidono per ben due volte e mezza il costo previsto dall’incentivo!. Una scelta di questo genere non solo è incomprensibile, è masochista! Senza tenere conto delle difficoltà che stiamo incontrando per garantire sino a fine anno la copertura necessaria alle richieste di CIG in deroga”.

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