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PRESENTAZIONE DEL RESTAURO CONSERVATIVO DEGLI AFFRESCHI DI BARTOLOMEO MONTAGNA E DELL’ALTARE MARMOREO DELLA CAPPELLA DI SANTA CATERINA

Sabato 22 settembre viene inaugurata e benedetta da Sua Ecc.za Mons. Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza, la cappella di Santa Caterina della Cattedrale. I restauri impegnativi e complessi hanno portato al recupero artistico di questa cappella finalmente tornata a splendere, rivelando la sua straordinaria importanza storico-artistica.
Non si conosce l’originaria epoca di edificazione della cappella di Santa Caterina ma certamente fu risistemata per volontà del nobile Montano Barbarano (+1525) verso la fine del XV secolo. È in seguito al rinnovamento della cappella che al pittore Bartolomeo Montagna (+1523) furono commissionati gli affreschi parietali – realizzati tra la fine del secondo e l’inizio terzo decennio del XVI secolo – recuperati grazie al prezioso intervento di restauro. Alle pareti dell’abside sono affrescate le sante Caterina di Alessandria e santa Margherita di Antiochia; mentre nei due medaglioni soprastanti, secondo le fonti, erano effigiati i volti delle sante Lucia e Agata.

Pesantemente danneggiata nella struttura dai bombardamenti del 1944-45 è stata risistemata nella ricostruzione postbellica.
L’intervento di restauro, di grande impegno e complessità, pregevolmente condotto dal restauratore Egidio Arlango, è consistito nel recupero degli affreschi del sec. XVI, di una sistemazione delle integrazioni fatte nel sec. XVIII e infine si è operato un “restauro del restauro” operato nell’immediato dopoguerra (1949-50), oramai storicizzato e testimonianza della modalità di restauro di quel tempo.
L’intervento di restauro ha interessato anche l’altare lapideo che ha rivelato una straordinaria finitura delle paraste e torna a farci godere la pregevole qualità artistica del paliotto della mensa: un rilievo in marmo rosso veronese, fronte dell’arca di Gangalando dei Gangalandi, capitano fiorentino morto a Vicenza nel 1359.
Proprio per la sua delicatezza, l’intervento di restauro è stato continuamente seguito dalla Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di VR, RO e VI arch. Gianna Gaudini; dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Entoantropologici per le province di VR, RO e VI nella persona della dott.ssa Chiara Rigoni e dal Direttore dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Vicenza, mons. Francesco Gasparini. Da loro e dal delegato del Sindaco di Vicenza, l’assessore Pierangelo Cangini, un plauso a chi ha operato in un cantiere così delicato e rappresentativo per la Città.
Tutto questo è stato possibile grazie al prezioso contributo della Cassa Edile Artigiana del Veneto – sezione di Vicenza e al sostegno di Confartigianato di Vicenza.
Il restauro infatti è il risultato del progetto “7 opere da salvare con 70 giovani da formare” promosso dalla Cassa Edile Artigiana Veneta (Ceav) in occasione del suo venticinquennale di attività e che ha coinvolto, appunto, le sette province della regione. Un’iniziativa che da un lato ha voluto offrire ad aziende e giovani che intendono avvicinarsi al settore del restauro la possibilità di condividere un’esperienza importante, dall’altro ha inteso restituire alla collettività sette capolavori dell’arte e dell’architettura.
A Vicenza l’iniziativa, il cui investimento si aggira sui 50.000 euro e attuata attraverso il coordinamento del Cesar (Centro di Formazione di Confartigianato), ha visto all’opera per alcuni mesi una ventina di giovani allievi sotto la direzione del restauratore Egidio Arlango, il professionista incaricato di progettare e condurre l’operazione.
Un cantiere allestito, quindi, in uno dei luoghi storici più significativi della provincia berica, ma anche un laboratorio formativo che ha compreso indagini conoscitive (con saggi stratigrafici e prelievi di campioni per analisi di laboratorio), lo studio delle tecniche costruttive storiche, il consolidamento degli intonaci, la pulitura degli affreschi murali, la stuccatura e il trattamento finale protettivo.
“Seguendo il lavoro dello specialista, i giovani partecipanti hanno potuto approfondire le tante conoscenze di base, teoriche e pratiche, necessarie per operare correttamente su un patrimonio sottoposto a vincolo – spiega Virginio Piva, vicentino presidente della Ceav e vicepresidente di Confartigianato Vicenza – Contemporaneamente  lasciamo un segno tangibile sul territorio per non dimenticare il legame culturale che unisce ogni comunità alla propria storia, sia nei centri maggiori che in quelli minori”.
Il ruolo dei restauratori è strettamente legato alla vocazione turistico-culturale del nostro Paese, disseminato com’è di pregevoli e a volte inestimabili opere, frutto del lavoro e del genio di artisti del passato che rischiano di andare irrimediabilmente perdute a causa della mancanza adeguati interventi. Per questo la Cassa Edile e Confartigianato seguono con grande attenzione anche l’iter di revisione della qualifica professionale perché, ai fini del riconoscimento della qualifica stessa, si tenga dovutamente conto dell’esperienza lavorativa maturata dagli artigiani operanti nel settore.