Primi segnali di crisi Covid-19 sull’occupazione nell’artigianato vicentino
10 giugno 2020
L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza presenta l’indagine sull’andamento dell’occupazione nell’artigianato vicentino nel mese di aprile, lavoro che va ad aggiornare quello precedente di febbraio-marzo, per capire l’impatto delle misure restrittive sulla domanda di lavoro dipendente del settore.
L’indagine ha coinvolto 1.716 micro e piccole imprese per un totale di 10.463 dipendenti, e sono state utilizzate le informazioni sui cedolini paghe, dati che vengono utilizzati periodicamente per l’analisi semestrale dell’Osservatorio sull’occupazione dipendente nell’artigianato vicentino.
Dall’indagine emerge che, se nella precedente analisi si era assistito nel solo mese di marzo ad un calo delle assunzioni del 38,5% e nel corso del bimestre febbraio-marzo l’impatto dell’emergenza aveva determinato una perdita di posti di lavoro pari allo 0,8% dell’occupazione dipendente artigiana vicentina, con il mese di aprile ancora in pieno lock down gli effetti sul mercato del lavoro sin sono intensificati.
Le assunzioni, infatti, sono calate drasticamente dell’81,4% rispetto al mese di aprile 2019 (era -38,2% a marzo 2020), e le cessazioni si sono riducono del 57,7%, in conseguenza delle mancate assunzioni nel periodo considerato. Nel periodo febbraio-aprile, quindi, complessivamente le assunzioni si sono ridotte del 44% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e si stima una perdita di posti di lavoro pari all’1,4% dell’occupazione dipendente artigiana vicentina.
“Una quota, quella della nostra provincia, che è inferiore a quella stimata a livello regionale da Veneto Lavoro, pari a circa il 3% tra il 23 febbraio e il 6 maggio, in quanto dalla loro analisi il comparto delle attività turistiche e commerciali risulta essere il più colpito dall’emergenza sanitaria rappresentando da solo quasi la metà delle mancate assunzioni nel periodo considerato. La maggior tenuta dell’artigianato al momento è quindi spiegata considerando la minor presenza nei settori direttamente interessati dal turismo”, commenta Sandro Venzo, delegato alle politiche per il Lavoro, Formazione e Scuola di Confartigianato Imprese Vicenza.
Nel dettaglio delle attività economiche, si rileva un maggior impatto nel Manifatturiero con mancata occupazione pari all’1,9% e assunzioni degli ultimi tre mesi dimezzate (-48,4%) rispetto a febbraio-aprile dello scorso anno. Seguono i Servizi con una perdita di posti di lavoro dello 0,6% dei dipendenti complice una flessione delle assunzioni del 35,8% nei mesi di febbraio-aprile. Infine le Costruzioni con una mancata occupazione dello 0,1% e una contrazione delle assunzioni del 37,8% nel corso degli ultimi tre mesi.
Si rileva un maggior impatto tra le piccole imprese (con oltre 9 dipendenti) dove si stima una mancata occupazione pari all’1,5% dei dipendenti artigiani dato da dimezzamento delle assunzioni (-50,8%) rispetto a febbraio-aprile dello scorso anno. Nelle micro imprese (fino a 9 dipendenti), invece, il calo delle assunzioni nel trimestre febbraio-aprile è più contenuto (-34,5%) e si stima una perdita di posti di lavoro pari all’1,2% dell’occupazione dipendente.
Quanto al profilo dei lavoratori, sono i giovani under 30 a subire le maggiori conseguenze dell’emergenza con una mancata occupazione pari al 2,6% dei dipendenti artigiani e un calo delle assunzioni del 39,5% nei tre mesi in considerazione. Seguono i dipendenti over 50 per i quali si calcola una perdita di posti di lavoro pari all’1,4% dell’occupazione di riferimento, in linea con il dato complessivo, e un dimezzamento (-51,4%) delle assunzioni nei mesi di febbraio-aprile. Infine, gli occupati tra i 30 e i 50 anni segnano una perdita di posti di lavoro pari allo 0,8%, con una contrazione delle assunzioni del 45,3% rispetto a febbraio-aprile 2019.
“Sin dall’inizio dell’emergenza ci siamo attivati per capire come supportare le imprese consapevoli delle inevitabili conseguenze economiche dell’eccezionale situazione. Da qui l’impegno immediato, nei tavoli istituzionali, per salvaguardare imprese e lavoro; ma anche attività di aggiornamento in divenire per investire il tempo in nuove competenze da attivare una volta che si fosse passati alla Fase 2. Molte aziende hanno mostrato una capacità di reazione tipica dell’artigianato: hanno convertito produzioni per realizzare quanto necessario al momento, altre hanno potenziato i loro canali di vendite on line (per esempio per le consegne a domicilio), altre hanno attivato una comunicazione social per mantenere vivo il contatto con il cliente – continua Venzo -. Che l’emergenza Covid avesse ripercussioni pesanti è stato chiaro da subito e, spero, a tutti. Ora è il tempo di ripartire e bisogno capire come e contando su cosa. Le imprese, soprattutto quelle della sub fornitura, sono preoccupate per la mancanza di ordini dovuta al calo dei consumi; altre hanno pagato con uno stop di più di due mesi. Un esempio delle sfumature e delle diversità che esistono nei vari comparti e che andrebbero, da parte del legislatore, maggiormente considerate per evitare misure a taglia unica ma piuttosto su misura”.