Rapporto “Coesione è competizione”: l’importanza della collaborazione tra imprese
Per ogni azienda, l’intreccio di relazioni è un fattore competitivo che sta alla base anche dell’economia del futuro. Il Veneto lo sa, dice un recente rapporto…
Basta semplicemente sfogliare questo numero di “FareImpresa”, considerare gli argomenti degli articoli, per capire quali e quanti siano gli ambiti nei quali un’azienda, al giorno d’oggi, è chiamata a tenere rapporti, al di là delle relazioni “naturali” e tradizionali con i collaboratori, i clienti, i fornitori, i committenti, i partner. C’è l’associazionismo di categoria, ovviamente, ma ci sono anche le istituzioni pubbliche, le amministrazioni locali, le banche, il mondo della scuola, il mercato ormai globale e sempre più interconnesso, la società e il territorio in cui si opera, e così via.
Ebbene: esiste un’espressione della lingua italiana che definisce tutto questo, ed è la capacità di “essere coesivi”, cioè di tenere e mantenere uniti tanti vari aspetti. Proprio recentemente qualcuno si è preso la briga di valutare il rapporto fra tale capacità e il successo imprenditoriale. Lo ha fatto la Fondazione Symbola, durante il seminario estivo di Mantova cui partecipava anche Confartigianato, presentando il rapporto “Coesione è Competizione”, promosso assieme a Intesa Sanpaolo e Unioncamere con l’intento di raccontare “i fattori più significativi della competitività del nostro Paese, con particolare attenzione verso gli aspetti che non vengono colti dagli indicatori economici più diffusi, sottolineando l’importanza della collaborazione per le imprese. La coesione migliora il legame e il radicamento nelle comunità e nei territori, accresce il senso di appartenenza e soddisfazione di vita dei dipendenti, il coinvolgimento e il dialogo con i clienti”.
I numeri parlano chiaro. Ad esempio, si scopre che il 51,7% delle imprese “coesive” in Italia si concentra in tre regioni: Lombardia (25,3%), Veneto (14,8%) ed Emilia-Romagna (11,6%).
C’è un altro dato geografico significativo, quello riguardante le cinque province “coesive” che hanno registrato la più elevata variazione del valore aggiunto pro capite tra il 2019 e il 2022, quindi nel funesto periodo della pandemia Covid-19: tra esse, Vicenza risulta al secondo posto, dimostrando quindi una forte resilienza anche rispetto agli shock esterni.
In generale, il rapporto testimonia che in Italia “le imprese coesive di ottengono risultati migliori rispetto alle imprese che non lo sono. Ciò vale sia per le dinamiche di fatturato (per il 2024 sono il 34% le imprese coesive che stimano aumenti di fatturato rispetto al 2023, contro il 25% delle altre), che per l’occupazione (25% di indicazioni di incremento nel 2024 rispetto al 16% delle altre imprese) e le esportazioni (27% contro 21%). Le imprese coesive prevedono anche una crescita nel 2024 delle quantità prodotta (nel 30% dei casi contro il 22% delle non coesive). E questi andamenti distintivi si confermano anche per le previsioni 2025 per tutti e quattro i parametri considerati”.
Altro aspetto positivo è la propensione delle imprese coesive al “green” e al digitale: “quasi due imprese su tre (il 67%) hanno investito in sostenibilità ambientale nel triennio 2021-2023 (il 43% nel caso delle imprese non coesive). Nel 2023 oltre un terzo delle imprese coesive (il 39%) ha investito in fonti rinnovabili per migliorare le proprie performance ambientali, a fronte del 24% delle imprese non coesive”.
A livello dimensionale, nel 2023 le imprese coesive rappresentavano il 43% delle PMI manifatturiere, sostanzialmente in linea rispetto al 2022 ma in crescita di 11 punti rispetto al 2018. “Ciò che cresce significativamente – spiega ancora il rapporto – è soprattutto il numero medio di relazioni instaurate dalle imprese coesive con i soggetti del territorio con cui si interagisce (da 1,9 relazioni per impresa del 2018 a 2,8 del 2023). Dunque, la quota di coesive cresce nel tempo pur in corrispondenza di un innalzamento della soglia del numero medio di relazioni utilizzate per identificarle. In questo ambito, la tecnologia che sta avendo l’impatto economico e sociale più dirompente è l’Intelligenza Artificiale, il cui utilizzo da parte delle imprese è ancora piuttosto limitato. Tuttavia, anche in questo caso le imprese coesive danno prova di una maggiore apertura verso ciò che è nuovo: la quota delle imprese coesive utilizzatrici di strumenti di IA è pari all’8%, quella delle non coesive si ferma al 4%”.
Dunque, intrattenere reti di relazioni con le organizzazioni di categoria, i lavoratori, le altre aziende, la clientela, le istituzioni, le banche, gli enti di formazione e di ricerca, il sistema scolastico e le università, la comunità nel suo complesso, compreso il mondo del terzo settore e del non profit, fa bene (ed è necessario) alle aziende, perché le “apre” a una varietà di conoscenze e opportunità.
È una strada lungo la quale conviene proseguire, e che dev’essere allargata ulteriormente anche alle piccole e micro-imprese: attualmente, la propensione alla “coesività” è assai diffusa nel mondo industriale, cui segue la fascia di aziende tra i 10 e i 49 addetti (46%) e poi quella fino a 9 addetti (37%). Sono numeri che cresceranno, perché ogni singola azienda sa – specie qui nel Vicentino, dove opera una Confartigianato leader a livello territoriale – che può e deve contare su un supporto di sicuro affidamento: quello dell’associazionismo.
Hanno collaborato a questo numero:
Carlotta Andracco, Paolo Camignato, Nicola Carrarini, Erika Faggion, Cristian Farinea, Benedetta Fasolo, Sara Ferretti, Sandra Fontana, Roberto Gobbo, Alessandra Matteazzi, Marina Rigotto, Loris Rui, Marco Zanchin.
Direttore responsabile: Antonio Stefani
In redazione: Valentina Celsan, Stefano Rossi
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