RELAZIONE ANNUALE UNIONCAMERE. VENETO: LA CONTRAFFAZIONE FRENO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Nel 2014 Pil +0,9%, bene export (+3,4%), investimenti in crescita (+0,8%). A sette aziende il Premio regionale per lo sviluppo economico.
Un danno all’erario di 4,6 miliardi di euro, una perdita di 110mila posti di lavoro all’anno e un giro d’affari illegale da quasi 7 miliardi. Queste le stime della contraffazione in Italia, vero e proprio freno allo sviluppo del sistema economico. La violazione delle regole di mercato rende non competitive quelle imprese che invece seguono le regole e in questo contesto nazionale s’inserisce il Veneto, motore del Paese con 146 miliardi di euro di Pil, pari al 9,4% del prodotto interno lordo italiano, che è fortemente penalizzata da contraffazione ed illegalità. In questo campo le Camere di Commercio sono da anni impegnate nel settore della sicurezza dei prodotti attraverso controlli finalizzati alla difesa di salute e sicurezza dei consumatori:, oltre alla tutela della concorrenza leale tra imprese. Nell’ultimo anno le Camere di Commercio hanno svolto quasi 6mila verifiche garantendo su tutto il territorio nazionale una preziosa attività di vigilanza, che rischia di sparire con la cancellazione delle Camere. Potrebbero anche interrompersi tutte le attività del Sistema camerale a supporto di prevenzione e contrasto ai fenomeni dell’illegalità lasciando terreno fertile per lo sviluppo e l’ampliamento della criminalità organizzata. Lo scenario è stato tracciato stamane alla Fiera di Vicenza durante la presentazione del rapporto “La situazione economica del Veneto”, curato dal Centro Studi Unioncamere Veneto giunto alla 47esima edizione. A fare gli onori di casa Paolo Mariani, presidente Cciia di Vicenza e Fernando Zilio, presidente Unioncamere Veneto. Sono intervenuti Antonio Selvatici, consulente commissione parlamentare sul fenomeno della contraffazione, ed Elena Donazzan, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Veneto. Il Rapporto è stato presentato attraverso la proiezione del cortometraggio “La notte dell’economia: luci ed ombre di un sistema in trasformazione”, realizzato sabato 7 giugno a Vicenza durante l’installazione interattiva SOTTOTITOLI dell’artista Anna Piratti. In sala il Presidente della Confartigianato Imprese Veneto Giuseppe Sbalchiero, quello dell’Assoartigiani di Vicenza Agostino Bonomo ed il Presidente di EdilcassaVeneto Virginio Piva. «Il Veneto continua ad essere la locomotiva d’Italia, anche se i suoi vagoni sono frenati dalla mancanza di riforme, dalla pesantissima tassazione e da una politica distante – sottolinea Fernando Zilio, presidente Unioncamere Veneto –. Il peso di contraffazione ed abusivismo in Italia si aggira sui 10 miliardi, la concorrenza sleale e i soldi che escono dal Paese, ad esempio attraverso money transfer, sottraggono liquidità. Questo meccanismo va fermato. La firma del WTO ha reso i commerci globali ma la globalizzazione non è stata controllata. Serve attenzione a livello nazionale, controlli sui money transfer, su tutte le partite Iva, controllo e blocco delle entrate dei prodotti e di quel mondo sotterraneo, spesso clandestino, che produce il “made in Italy” a basso prezzo. Lo Stato deve intervenire superando gli accordi scellerati stipulati in passato a livello mondiale». Il 2013 è stato per il Veneto un altro anno di forte recessione. Il Pil regionale ha chiuso con un’ulteriore contrazione del -1,6% portandosi sotto il livello del prodotto raggiunto all’inizio del decennio. Il Veneto ha spuntato un risultato migliore di Piemonte (-1,8%) e Toscana (-1,7%), mentre Lombardia ed Emilia Romagna hanno segnato performance migliori (rispettivamente -1,3 e -1,6%). Negli ultimi mesi del 2013 però gli indicatori hanno evidenziato un’inversione di tendenza, proseguita anche nei primi tre mesi del 2014. Le previsioni più recenti sul Pil regionale mostrano un incremento su base annua dello 0,9%, in linea col Nordest, che dovrebbe consolidarsi nel corso del 2015. L’aumento sarà determinato dalla dinamica positiva delle esportazioni (+3,4%) e dal recupero della domanda interna, evidenziato dall’accelerazione delle importazioni (+3,7%). Nel 2014 gli investimenti sono attesi in crescita dello 0,8% così come i consumi delle famiglie. Il graduale recupero dell’attività produttiva consentirà una stabilizzazione del mercato del lavoro: l’occupazione rimarrà invariata mentre il tasso di disoccupazione, riflettendo anche l’incremento delle persone in cerca di lavoro, nel 2014 dovrebbe toccare l’8,8% in media d’anno. In un 2013 di sofferenza, l’unico appiglio si è confermato l’export: il valore delle esportazioni ha toccato i 52,6 miliardi di euro correnti, con un incremento in valore assoluto di 1,4 miliardi. Il Veneto si conferma la seconda regione italiana, dopo la Lombardia, per valore di beni esportati (13,5% delle vendite estere nazionali). Tra i principali mercati di destinazione Stati Uniti, Russia e Cina. Al contrario le importazioni, pari a 37,3 miliardi di euro, hanno evidenziato una debole flessione (-0,8%) ma il saldo della bilancia dei pagamenti è stato positivo, da primato, con un’eccedenza di oltre 15,3 miliardi di euro. Il numero di imprese attive a fine anno si è attestato a 442.278, oltre 8mila unità in meno rispetto al 2012. Dall’inizio della crisi il sistema imprenditoriale ha perso più di 20mila attività produttive, quasi la metà nel 2013. Il saldo occupazionale è ancora negativo di oltre 16,4mila posti di lavoro, il peggior dato dopo il tracollo del 2009 (oltre 40 mila unità in meno) a inizio crisi. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 7,6% con il picco nella fascia d’età 15-29 anni (17,4%). La produzione industriale ha evidenziato una variazione media annua del – 0,8% registrando una progressiva attenuazione: dal -2,9% del periodo gennaio-marzo, l’indicatore è arrivato al -0,2% nel terzo trimestre mostrando un cambio di segno nell’ultimo (+1,4%). Limitata la perdita delle vendite al dettaglio (-2,2%) se confrontata col 2012 (-5,8%). E’ proseguita la restrizione del credito bancario (-4%). Fra i cittadini veneti che emigrano all’estero, il 25% è rappresentato da laureati. Nella fascia 31-40 anni, nel pieno della potenzialità lavorativa e creativa, i laureati costituiscono quasi il 39% dei fuoriusciti e, unendo i diplomati con accesso universitario, la percentuale si avvicina al 70%.