RELAZIONE UNIONCAMERE VENETO
Continua la recessione: nel 2012 il pil scenderà del -1,5%. Dopo il +0,6% del 2011, nuova frenata.
Terrà l’export (+4,4%), tasso di disoccupazione al 6%. A sette aziende il Premio regionale per lo sviluppo economico.
Nessuna ripresa in vista, il Pil del Veneto nel 2012 si ridurrà del -1,5% e gli effetti della crisi sull’occupazione proseguiranno per tutto l’anno con una perdita di unità lavoro stimata al -1,2%. Un quadro tutt’altro che incoraggiante quello tracciato stamattina, presso la Camera di Commercio di Treviso, durante la presentazione della relazione su “La situazione economica del Veneto nel 2011”, rapporto curato dal Centro Studi di Unioncamere del Veneto giunto alla sua 46esima edizione. A fare gli onori di casa Nicola Tognana, presidente della Camera di Commercio di Treviso. A seguire Alessandro Bianchi, presidente Unioncamere del Veneto, mentre la relazione è stata illustrata da Gian Angelo Bellati, segretario generale Unioncamere del Veneto. I lavori sono stati chiusi da Don Luigi Tellatin, referente per il Veneto di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, che ha curato il capitolo “Le mafie in Veneto: attività illegali e strategie di contrasto”, uno degli approfondimenti della relazione (file al link a fine testo).
Alla cerimonia hanno preso parte il Vice Presidente regionale di Confartigianato Ferdinando Albini ed il Segretario regionale Patrizio Morettin. Anche quest’anno il capitolo della Relazione relativo all’artigianato è stato curato per intero dall’Ufficio Comunicazion&studi della Confartigianato Imprese Veneto.
Secondo le stime più recenti, nel 2012 il Veneto registrerà una flessione del Pil pari al -1,5%. La contrazione sarà determinata da un forte calo degli investimenti delle imprese (-3,8%) e da una decisa contrazione dei consumi delle famiglie (-2,4%), sulla quale pesa la previsione di un ulteriore aumento dei prezzi al consumo. A tenere sarà la componente estera: export +4,4%, mentre le importazioni dovrebbero contrarsi del -1,7%. Gli effetti della crisi sull’occupazione proseguiranno per tutto il 2012 con un calo del -1,2% delle unità lavoro e il tasso di disoccupazione risalirà al 6%.
Il Veneto ha chiuso il 2011 con una modesta crescita del Pil del +0,6%, decisamente inferiore al tasso di sviluppo del 2010 (+3%). La debole crescita è stata determinata da una variazione nulla della domanda interna: gli effetti delle politiche fiscali sui redditi medi delle famiglie, insieme alle difficili condizioni del mercato del lavoro, hanno contribuito a deprimere i consumi privati (+0,6%). Il reddito disponibile delle famiglie ha subìto una lieve riduzione (-0,4%) mentre i prezzi al consumo sono saliti del +2,5%. L’interscambio commerciale ha registrato un andamento più contenuto rispetto al 2010: marcato rallentamento nelle importazioni (+5,9%, era +25,1% nel 2010), ma meno accentuato nelle esportazioni (+10,2% era +16,2% nel 2010). La struttura produttiva si è ridimensionata con un calo dello stock d’imprese attive del -0,3%. Nel 2011 il sistema economico regionale ha perso 12.400 posti di lavoro rispetto all’anno precedente: la dinamica delle cessazioni (+5,6%) non è stata bilanciata da quella delle assunzioni (+5%). La contrazione ha riguardato la componente maschile, ma non quella straniera, colpendo l’industria manifatturiera e delle costruzioni ma non i servizi.
La produzione agricola è cresciuta del +5%, raggiungendo un valore di circa 5 miliardi di euro. L’indice della produzione industriale, sulla base dell’indagine VenetoCongiuntura, ha conseguito una variazione media annua del +2,3%: negativa per le microimprese (-1,7%), a trainare sono state le grandi imprese (+5,5%). Ulteriore flessione per le costruzioni: -1,6% in valori correnti, -3,4% in termini reali. Tra 2008-2011 l’edilizia ha visto ridursi gli investimenti del -27%. Le vendite al dettaglio hanno registrato un calo del -2,7%, in netto peggioramento rispetto al +1,2% del 2010. Performance peggiore per i prodotti non alimentari (-5%), un calo doppio rispetto agli alimentari (-2,6%). Il 2011 è stato invece un anno record per il turismo: il Veneto ha ospitato oltre 15,8 milioni di turisti (+4,2%), oltre 63,4 milioni le presenze (+8,1%). Nei trasporti aumento medio annuo del fatturato del +1,8%, con i tre principali aeroporti (Venezia, Verona, Treviso) che hanno visto salire del +8,3% il traffico passeggeri e del +6,5% quello merci. Sul versante credito gli impieghi bancari hanno segnato un +3,7% a livello regionale, dovuto per lo più a un eccezionale aumento del debito pubblico. Rallentano i servizi innovativi e tecnologici (-0,1%) interrompendo il trend positivo del biennio 2009-2010. Rilevante l’impatto delle quattro manovre correttive varate nel 2011 sulle Autonomie locali: nel 2012 la stretta sulle Amministrazioni locali del Veneto, imposta dalle manovre correttive del biennio 2010-2011, è stimata in 918 milioni di euro, circa 186 euro per abitante.
Dichiarazione di Alessandro Bianchi, presidente Unioncamere del Veneto: «Il 2011 è stato l’anno della ripresa svanita. Il Veneto, come tutto il Paese, ha subìto in maniera pesante il deterioramento del ciclo economico europeo e le forti tensioni nei mercati finanziari. Siamo entrati in una nuova fase recessiva che permarrà per buona parte del 2012. Continuano a soffrire di più le imprese di piccole dimensioni, fulcro del nostro tessuto imprenditoriale, specialmente quelle del manifatturiero, svantaggiate da inadeguati meccanismi di protezione come l’accesso al credito e gli ammortizzatori sociali. Ma le aziende più innovative ed esportatrici hanno saputo reagire. È la vocazione veneta all’export che continua a fare la differenza: nel 2011 le esportazioni hanno raggiunto i 50 miliardi di euro, oltre il 10% in più rispetto al 2010. Tuttavia la domanda estera non è bastata a imprimere una svolta positiva all’occupazione e favorire il recupero dei posti di lavoro persi nell’ultimo triennio di crisi, pari a quasi 65mila unità. Anche il 2012 sarà un anno difficile e la ripresa dipenderà dalla capacità di affrontare e governare i cambiamenti. E’ necessario il coinvolgimento e la collaborazione di tutti gli attori del territorio. Le istituzioni camerali sono impegnate per la crescita e il benessere, il sostegno alle imprese e all’occupazione, favorire l’innovazione e l’internazionalizzazione, ma queste priorità vanno accompagnate da altri canali d’intervento come la regolazione del mercato, l’accesso al credito, la disponibilità di infrastrutture e, non da ultima, la diffusione della cultura della legalità».
Quest’anno la Relazione ha sviluppato una serie di approfondimenti su distretti industriali; scambi commerciali del Veneto; flussi finanziari pubblici interregionali; mafie in Veneto. Nati-mortalità delle imprese nei distretti produttivi. Negli ultimi 15 anni i distretti industriali hanno subìto profonde trasformazioni. Analizzando la nati-mortalità delle imprese di alcuni distretti veneti si evidenziano diverse traiettorie: gerarchizzazione del distretto bellunese dell’occhialeria, riproduzione evolutiva di quello calzaturiero, declino dell’orafo di Vicenza.
Scambi commerciali del Veneto in Italia e nel mondo. Il Veneto si distingue per un’elevata apertura commerciale con l’esterno, ma ad un saldo commerciale estero positivo (7,6% del Pil) si contrappone un saldo negativo con le altre regioni italiane (-3,5%). Il risultato complessivo della bilancia commerciale esterna rimane positivo (4,1% del Pil) e denota una competitività soddisfacente nei confronti dell’insieme dei territori italiani e stranieri.
Flussi finanziari pubblici interregionali. Attualmente il Veneto non solo trasferisce alle altre regioni più di quanto il suo saldo commerciale esterno permetterebbe (+4,2% del Pil), ma l’incremento dei trasferimenti nel tempo rende evidente un ampliamento (anziché una diminuzione) dei differenziali di riequilibrio territoriale con le regioni meridionali.
Le mafie in Veneto. Le infiltrazioni mafiose in Veneto e la gestione della confisca dei beni sono una realtà ancora poco conosciuta malgrado molti segnali evidenzino presenze di criminalità organizzata in regione. La penetrazione malavitosa, oltre che dall’usura e dal riciclaggio, è facilitata dal lavoro nero e dall’evasione fiscale, dalla scarsa trasparenza e dalla collusione. La corruzione è il primo strumento che i mafiosi utilizzano per infiltrarsi nel settore pubblico e nell’economia. In Veneto, dal 2004 al 2010, sono stati denunciati 53 casi di corruzione e 42 di concussione (la regione è al 10° posto a livello nazionale). La Direzione Nazionale Antimafia evidenzia come si siano esportate nel territorio veneto tattiche criminali del tutto corrispondenti a quelle poste in essere nel territorio di origine del clan dei casalesi.