Robotica e lavori usuranti: Focus su Vicenza e Veneto
La dinamica demografica e la riforma pensionistica adottata dal Governo Monti hanno determinato un progressivo innalzamento dell’età media dei lavoratori, con inevitabili conseguenze. Quali?
Ne parla un’indagine realizzata dall’Ufficio Studi nazionale di Confartigianato Imprese, che ha analizzato le ricadute di tale situazione anche nella provincia vicentina. Emerge così una spinta della domanda di servizi e infrastrutture ICT, accelerata anche dalle politiche di distanziamento sociale innescate dalla pandemia. Dati e numeri risultano interessanti anche riguardo all’adozione di esoscheletri per lavoratori che svolgono mansioni di particolare impatto fisico.
Dati di contesto
Nell’arco dei dieci anni, tra il 2012 e il 2021, la quota di lavoratori tra 50 e 74 anni nelle Costruzioni in Italia è passata dal 23,9% al 38,2%, con un aumento di 14,3 punti, mentre nella Manifattura l’incidenza degli “over 50” è salita dal 23,5% al 34,7%, con un aumento di 11,2 punti. I settori delle Costruzioni e della Manifattura sono i “driver” della ripresa del mercato del lavoro nel Veneto: l’analisi dei dati Istat evidenzia che l’occupazione totale in regione nell’ultimo anno, al terzo trimestre 2022, è inferiore di 10mila unità (-0,5%) rispetto alla media del 2019, dinamica appesantita dal calo di 33mila occupati nei Servizi (-2,4%), controbilanciato dall’aumento di 19mila occupati nella Manifattura (+3,2%) e di 5mila unità nelle Costruzioni (+3,9%). In questi “settori locomotiva” della ripresa è più elevata la presenza di occupati nelle imprese artigiane: il 63,4% nelle Costruzioni (65,3% a Vicenza) e il 24,4% nella Manifattura (23,3% a Vicenza), a fronte del 10,7% nei Servizi (13,0% a Vicenza).
La trasformazione digitale, accelerata dalla reazione alle politiche di distanziamento sociale innescate dalla pandemia, ha spinto la domanda di servizi e infrastrutture ICT. Nell’ultimo anno, al terzo trimestre 2022, il valore aggiunto delle tecnologie di Informatica e Comunicazione, in termini reali, è salito del 4,9%, a fronte di un più limitato +0,9% del valore aggiunto del totale economia. Nello stesso arco di tempo sono saliti gli investimenti in macchinari, in cui sono compresi anche i robot, che segnano un aumento dell’11,1%.
La domanda di robot: l’utilizzo nelle imprese
La trasformazione digitale e la crescente automazione dei processi produttivi determina nel sistema delle imprese manifatturiere italiane una più elevata propensione all’utilizzo dei robot rispetto alle omologhe imprese tedesche. Nel confronto tra i due maggiori sistemi manifatturieri europei si evidenzia che nel 2021 in Italia il 19,1% delle imprese manifatturiere con 10 addetti e oltre utilizzano i robot, cifra di oltre tre punti superiore al 15,9% delle imprese tedesche e di un punto e mezzo sopra la media dell’UE a 27. Prevale l’utilizzo di robot industriali, mentre è meno diffusa la presenza di robot di servizio. Si osserva la maggiore diffusione dei robot in Italia nonostante una dimensione media delle imprese manifatturiere (con oltre dieci addetti) pari a 44 addetti per impresa, meno della metà dei 104 addetti per impresa rilevati nella manifattura tedesca. I dati disponibili a livello nazionale delineano nel 2020 una quota del 16,8% di piccole imprese manifatturiere che utilizzavano robot.
L’offerta di robot a livello territoriale
La Robotica assume rilievo anche sul fronte dell’offerta. In Italia operano 519 imprese attive nella fabbricazione di robot, che danno lavoro a 11.489 addetti. A livello regionale primeggia la Lombardia, con 124 imprese che producono robot, seguita dal Veneto con 84, dall’Emilia-Romagna con 79 e dal Piemonte con 61. A livello provinciale c’è una forte polarizzazione, con le prime dieci province che contano 265 imprese concentrando la metà (51,1%) del totale nazionale: Torino(46 imprese), Milano(38), Brescia(35), Modena(28), Treviso(23), Vicenza(23), Bologna(21), Padova(18), Bari(17) e Bergamo(16).
Tra le principali regioni, risultano avere la più alta specializzazione nella produzione di robot il Veneto e l’Emilia-Romagna, regioni in cui si contano 2,0 imprese del settore ogni 10mila imprese totali, il doppio della media nazionale (1,0 ogni 10mila); seguono il Piemonte con 1,6 ogni 10mila e la Lombardia con 1,5 ogni 10mila.
Vicenza, che si colloca al 17° posto tra le province italiane per numero di imprese totali, sale insieme a Treviso al 5° posto per numero di imprese che producono robot, dietro a Torino, Milano, Brescia, Modena. Nella provincia di Vicenza si registra una spiccata specializzazione nella Robotica: sono infatti 3,2 le imprese che producono robot ogni 10mila imprese vicentine, dato tre volte la media nazionale e che porta la provincia berica al 4° posto dietro a Modena (4,3 imprese ogni 10mila), Pisa (4,2) e Brescia (3,3).
La Robotica italiana, pur rappresentando una nicchia del sistema manifatturiero, presenta un marcato dinamismo di imprese e addetti. Nell’ultimo anno le imprese del settore registrano un +3,0%, in controtendenza rispetto al calo dello 0,8% del totale imprese, e in cinque anni consolidano la crescita a +14,3% mentre il totale imprese è stabile; nello stesso quinquennio gli occupati delle imprese di Robotica aumentano del 12,6% mentre il Manifatturiero si ferma a +2,3%.
Per quanto riguarda le imprese, la provincia di Vicenza conferma e rafforza la tendenza nazionale, soprattutto nel lungo periodo: in un anno la Robotica cresce del 4,5% a fronte del -0,6% del totale imprese e in cinque anni si tocca il +35,3% (+6 unità) mentre il totale imprese è in calo (-1,7%).
L’export di robot Made in Italy
Negli ultimi dodici mesi l’export italiano di robot vale (a settembre 2022) 285 milioni di euro e il primo mercato dei robot Made in Italy è quello degli USA con 45 milioni di euro, seguito da Belgio con 38 milioni, Germania con 31 milioni, Francia con 19 milioni, Paesi Bassi con 15 milioni, Cina con 14 milioni, Polonia con 11 milioni e Messico con 10 milioni. A fronte di importazioni di robot per 232 milioni di euro, il saldo del commercio estero è positivo per 53 milioni di euro.
Robotica: gli esoscheletri per coadiuvare i lavoratori nei lavori più usuranti e pericolosi
L’analisi dei più recenti dati sulle malattie professionali (primi dieci mesi del 2022) conferma come quelle relative al sistema muscolo-scheletrico siano le più diffuse: a livello Italia, le denunce per tale tipologia di malattia sono 31.383, pari al 62,7% del totale, con una quota che sale al 70,1% in provincia di Vicenza, in cui si registrano 326 denunce, mentre in Veneto le 2.263 denunce mostrano un’incidenza del 71,2%, superiore di ben 8,5 punti percentuali alla media nazionale. A livello Italia, l’incidenza di malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo sale di 4,3 punti percentuali in quattro anni (2017-2021), tendenza confermata anche dalle malattie accertate (INAIL 2022).I dati di dettaglio territoriale permettono inoltre di evidenziare che la malattia più diffusa in Veneto e a Vicenza è la “sindrome della cuffia dei rotatori”, cioè il complesso di muscoli e tendini che coadiuva l’articolazione della spalla, con una quota rispettivamente pari al 18,4% e al 14,0%.
(Ricerca a cura di Enrico Quintavalle, Responsabile Ufficio Studi Confartigianato e Direttore scientifico degli Osservatori in rete)