SARTOR, PRESIDENTE CONFARTIGIANATO DEL VENETO: SI ALLA LOTTA ALL’EVASIONE, NO ALLA GENERALIZZAZIONE
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24/07/2006SARTOR, PRESIDENTE CONFARTIGIANATO DEL VENETO: SI ALLA LOTTA ALL’EVASIONE, NO ALLA GENERALIZZAZIONE_x000D_
"Come spesso accade ferisce più la penna della spada". Questo il pensiero di Vendemiano Sartor, Presidente di Confartigianato del Veneto rispetto alla polemica innescata la settimana scorsa dalla presentazione dei dati sulla lotta all’evasione fiscale in Veneto. "In questa faccenda, -commenta il presidente Sartor- non hanno fatto male i numeri: le 38mila posizioni controllate, il riscontro di irregolarità nel 96% dei casi per 800 milioni di euro, numeri che testimoniano un lavoro importante ed una azione che condividiamo; a colpire nell’orgoglio almeno noi artigiani è stata la generalizzazione dei risultati che ha fatto scrivere sui giornali "che quasi tutti gli autonomi dribblano le tasse". "Una criminalizzazione del "popolo delle partite IVA" inaccettabile e soprattutto ingiusta"."Inaccettabile -prosegue Sartor- perchè le 400mila partite IVA del Veneto sono un patrimonio della nostra Regione ed in quanto tali andrebbero valorizzate e non denigrate; ingiusta perché è una affermazione certamente falsa almeno per quanto riguarda gli artigiani". "Vorrei ricordare che oramai da alcuni anni la totalità ei mestieri artigiani è soggetta alla stima del reddito prodotto attraverso gli studi di settore. Metodo di accertamento fiscale che ha, tra gli obiettivi principali, proprio quello di permettere alle Agenzie delle Entrate di concentrare i controlli sulle sole aziende a più alto indice di "pericolosità fiscale". Un risparmio di energie e di risorse condivisibile ed intelligente che molto probabilmente è alla base del buon lavoro svolto anche nella nostra regione in questi ultimi anni". "Infatti, -sottolinea Sartor- sempre per quanto riguarda l’artigianato veneto (le percentuali sono però sostanzialmente le stesse in tutta Italia), nella recente dichiarazione per i redditi 2005, circa il 90 per cento delle imprese artigiane è risultato fiscalmente congruo, coerente o adeguato e pertanto difficilmente interessato da una verifica fiscale (per altro sempre possibile). E’ chiaro quindi che l’attenzione dei controlli si potrà concentrare sul quel 10% -guarda caso proprio la percentuale di controlli che sono stati effettuati nel corso del 2005, 38mila su 400mila partite iva iscritte alle camere di commercio- nel quale sarà più probabile trovare irregolarità e frodi". "Il fatto quindi che i controlli abbiano fatto centro nel 96% dei casi controllati è la conseguenza logica di un sistema che ha funzionato non di un comportamento fraudolento generalizzato"."Chi fa il furbo deve pagare – prosegue Sartor- anche perché siamo noi artigiani i primi a subire la concorrenza di tutti quegli operatori disonesti che si mascherano dietro ad una partita IVA per operare slealmente nel mercato. Tutto il nostro appoggio quindi ad una azione seria di verifica fiscale che non sia però persecutoria."Un grave errore invece è colpevolizzare in modo indiscriminato. Non solo è sbagliato -conclude Sartor- ma rischia di avere un effetto demoralizzate per un comparto che con sempre maggiore difficoltà cerca quotidianamente di mantenere i considerevoli livelli di produttività raggiunti e che lo hanno portato a contribuire per il 22% all’export regionale, per il 21% alla popolazione attiva regionale (pari a 410mila addetti), con 16,7 punti al valore aggiunto".