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SCADENZA IMU-TASI NELLE IMPRESE DEI 7 COMUNI CAPOLUOGO VENETI

Sbalchiero: “Manifatturiero penalizzato. In questo modo l’Italia non ce la farà!”.
Amministrazioni venete tra le più virtuose l’85,7% ha già deliberato le aliquote IMU, il 99,0% quelle TASI. Solo il 53,5% ha decretato le tariffe per la TARI.

“L’Italia è il secondo paese manifatturiero in Europa, il Veneto il suo cuore pulsante, ma la politica non ne trae nessuna conseguenza nel suo agire e continua a penalizzare le imprese”. E’ quanto afferma Giuseppe Sbalchiero, Presidente Confartigianato Imprese Veneto alla luce dell’ultimo lavoro dell’Ufficio Studi sull’impatto di IMU e TASI per le varie tipologie di impresa artigiane nei 7 comuni capoluogo del Veneto (dove operano il 21% delle imprese regionali) che ha fatto emergere come l’impresa manifatturiera con capannone (categoria D7 di 1.400m2) sia la più penalizzata in assoluto. Si va dai 4.133 euro di media nel comune di Vicenza sino ai 21.328 euro di Venezia. “Sono costi insostenibili. A cui si devono aggiungere incertezza, confusione e oneri burocratici aggiuntivi –prosegue Sbalchiero-. Su IMU e TASI, l’ufficio “complicazione_affar_semplici” si è scatenato. Basti pensare che anche nell’efficiente Veneto, ci sono ancora oggi un 15% di comuni che non hanno deliberato le aliquote IMU (il 30% in Italia), per non parlare della TARI, la nuova imposta sui rifiuti, non ancora deliberata dalla metà dei comuni veneti. Le difficoltà lamentate dai nostri colleghi non riguardano solo l’entità degli importi da pagare ma anche la totale confusione e l’ingorgo generato da molte scadenze concentrate nell’ultimo periodo dell’anno. A tutto questo si aggiunge –conclude Sbalchiero- una disomogeneità territoriale del tributo di portata tale che l’ubicazione del proprio laboratorio/capannone diventa un fattore di competitività. E ciò è inaccettabile”.
L’Ufficio studi ha analizzato, per ciascuno dei sette Comuni capoluogo veneti, l’impatto della tassazione immobiliare sulle piccole imprese nel 2013 e nel 2014. Sette i profili di ‘utenze tipo’ artigiane: impresa software e ICT in ufficio (categoria catastale A10) di 100 metri quadrati; parrucchiere-estetista (immobile in categoria C1) di 60 metri quadrati; laboratorio di falegnameria (immobile in categoria C3) da 500 metri quadrati; impresa di autoriparazione (immobile in categoria C3) da 300 metri quadrati; un impresa manifatturiera con capannone (immobile in categoria D7) da 1400 metri quadrati; ristorante (immobile in categoria C1) da 200 metri quadrati; pasticceria-panetteria (immobile in categoria C1) da 150 metri quadrati. Di questi è stata considerata una media ponderata basata sui pesi delle rendite catastali totali nei sette comuni capoluogo delle relative categorie.           
Da un confronto tra province e tipologie emergono disparità fortissime. Ad esempio, è la categoria catastale dei parrucchieri ed estetiste a pagare meno. In media 757 euro. Di converso, quella che paga l’imposta maggiore è invece la piccola impresa manifatturiera con capannone con quasi 10.600 euro di media. Differenze notevoli dovute ovviamente alla diversa dimensione dell’immobile. Ma è nei confronti tra comune e comune che arrivano le maggiori sorprese. Se i parrucchieri e le estetiste del comune di Belluno sono quelli con la minor tassazione immobiliare 522,07 euro, i loro colleghi di Venezia e Padova pagano oltre il doppio (rispettivamente 1.271 e 1.044 euro). Per le imprese manifatturiere con capannone D7 di 1400 m2 nel comune di Venezia (21.382,16 euro di media) si viene a pagare cinque volte di più che a Vicenza (4.133,73 euro di media). Anche a Padova e Treviso l’accoppiata IMU/TASI pesa oltre il doppio che a Vicenza (rispettivamente 12.630,43 e 10.930,77 euro). L’anomalia Venezia, comune nel quale la TASI è a zero per tutte le tipologie da noi considerate, è dovuta a valori molto elevati della rendita catastale rispetto agli altri comuni capoluogo veneti.
Per le altre tipologie aziendali le imprese ICT di Verona (2.1884 euro di media) sono le più penalizzate mentre a Vicenza l’importo è inferiore di quasi due terzi (812 euro). I laboratori di falegnameria più penalizzati sono invece a Verona (3.957€), Venezia (3.167€) e Treviso (3.166€) mentre a Belluno pagano solo 1.184,77€. Anche nelle autofficine i valori variano moltissimo. Si va dai 2.374 euro di Verona ai 710 di Belluno mentre, i ristoratori Veneziani si vedono costretti a pagare oltre 4.200 euro mentre a Vicenza si fermano a 1.690. Panifici e pasticcerie sono invece fortemente penalizzate a Venezia e Padova  (rispettivamente 3.177 e 2.611€) e “solo” 1.267€ a Vicenza.
In generale il Comune di Vicenza sembra esser quello che ha cercato di pesare meno sulle aziende mentre Venezia e Verona hanno importi al top in quattro casi su sette la prima e tre casi su sette la seconda.   
E’ stato infine analizzato il maggior (o minor) costo della nuova tassazione immobiliare su sette profili tipo di piccole imprese. (tenendo presente che la tassazione immobiliare nel 2013 è data da IMU – deducibilità del 30% dell’IMU dal reddito di impresa + TARES + TARES per servizi indivisibili; la tassazione immobiliare nel 2014 è data da IMU – deducibilità del 20% dell’IMU dal reddito di impresa + TASI con il vincolo che aliquota IMU e Tasi insieme non superino l’11,4‰ + TARI).
In termini assoluti, valore di paragone utilizzato nella tabella per individuare la tipologia più penalizzata e quella più avvantaggiata per ogni singolo comune) dato importante visto che si parla di soldi da sborsare, i capannoni manifatturieri di Treviso e Verona sono quelli che stanno peggio. Registrano un aumento di oltre 2mila euro mentre, a Belluno di 567,93. Quelli di Rovigo invece risparmieranno 132,8 euro. Piccoli risparmi anche per le falegnamerie di Vicenza, Belluno, Padova e Venezia. 

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