SCENDE SOTTO I MILLE DIPENDENTI L’OCCHIALERIA ARTIGIANA VENETA!
15/02/2010SCENDE SOTTO I MILLE DIPENDENTI L'OCCHIALERIA ARTIGIANA VENETA!Non è crisi, è crollo, caduta libera. Non lasciano spazio ad interpretazioni ottimistiche, o comunque fiduciose per il futuro, i dati sul settore artigiano dell' occhialeria in Veneto. Ad ottobre dell'anno scorso, in base ai dati dell' Ente Bilaterale dell'Artigianato Veneto (Ebav), le imprese artigiane dell'occhialeria con dipendenti -quelle più strutturate- erano, in regione, 189, con un calo del 18,5% sulla stessa data del 2008. Ancora peggio è andata per i dipendenti: in 12 mesi, tra ottobre '08 e '09 sono scesi da 1.268 a 915, meno 27,8%. "Non so se stiamo toccando il fondo -commenta il bellunese Tiziano De Toffol, presidente nazionale e regionale veneto dei produttori di occhiali della Confartigianato- Quel che è certo è che la crisi del comparto è gravissima, e che non ci sono prospettive di inversione di rotta. Nei primi otto mesi del 2009 le esportazioni verso gli USA sono calate del 17,8%, percentuale che arriva al 21,1% per gli occhiali da sole. Complessivamente l'export ha perso il 16,4%. Se aggiungiamo un calo di 6,5 punti sul mercato interno, abbiamo un quadro a tinte nerissime".Il calo di imprese e addetti nell' occhialeria veneta dura ormai da molti anni: i massimi si toccarono per le aziende nel 1998, con 425 imprese artigiane attive, e per gli occupati nel 1996 con 2.685 unità."Nonostante le nostre richieste, sono sempre mancati interventi a sostegno della nostra produzione, che è di alta qualità -prosegue De Toffol- Adesso, però, stanno scadendo anche i tempi supplementari: occorre che il Governo sostenga l'innovazione qualitativa, occorre che venga tutelato il made in Italy, occorre una presa di coscienza anche da parte delle Organizzazioni Sindacali che le induca a portare, al tavolo appena avviato per il rinnovo del contratto nazionale, appoggio alle nostre battaglie non solo rivendicazioni. Se si faranno in tempo le scelte indispensabili, possiamo ancora puntare alla crescita di un comparto magari quantitativamente sottodimensionato rispetto all'oggi, ma qualificato, di qualità, trainante per il Paese. Altrimenti, si rischia il collasso e soprattutto la perdita di un patrimonio professionale ed imprenditoriale straordinario".