Scuola e impresa: cosa possono fare l’una per l’altra?
Alla guida dell’Ufficio dell’Ambito territoriale di Vicenza, ex Provveditorato agli Studi, è ora Nicoletta Morbioli.
Confartigianato l’ha incontrata, salutando nell’occasione il dirigente uscente, Carlo Albero Formaggio.
“Un doveroso ringraziamento – ha detto il vicepresidente provinciale Confartigianato, Nerio Dalla Vecchia – al prof. Formaggio, artefice di una collaborazione molto stretta ed efficace con il mondo imprenditoriale vicentino rappresentato dalle associazioni datoriali. Un dialogo che ora proseguirà con la dott.ssa Morbioli”.
Durante l’incontro, Dalla Vecchia ha illustrato la costruttiva collaborazione tra Confartigianato Vicenza e Ufficio Scolastico Territoriale, specie dal punto di vista dell’orientamento.
E alla nuova dirigente, anche alla luce dei numeri delle nuove iscrizioni per l’anno scolastico 2022/23, abbiamo chiesto di illustrare cosa può fare la scuola per l’impresa e l’impresa per la scuola.
L’INTERVISTA
Dalle prime proiezioni, quali sono le scelte di scuola superiore degli adolescenti vicentini?
Dalle prime elaborazioni risulta che sono 7.908 gli studenti iscritti alle future classi prime delle nostre Scuole Secondarie di II grado, ripartiti in: 3.275 iscritti nei Licei pari al 41,4% sul totale degli iscritti; 3.353 iscritti negli Istituti Tecnici (corrispondente al 42,4% sul totale); 1.280 iscritti a una Scuola Professionale (corrispondente al 16,2 % del totale).
Se andiamo poi ad approfondire ulteriormente il dato, possiamo evidenziare che il 39,3% degli studenti ha scelto un istituto di Vicenza città e dell’Area Berica, il 13,8% si è iscritto in una scuola dell’Ovest vicentino, mentre per l’ambito Nord Est e Nord Ovest troviamo una percentuale quasi dello stesso valore (il 23,57% per il Nord Est e il 23,32% per il Nord Ovest).
Con il personale dell’Ufficio Scolastico, nello specifico con la prof.ssa Annamaria Cardi, poi, abbiamo anche analizzato la distribuzione degli iscritti per ordine di scuola nei quattro ambiti e che qui riportiamo:
Questi i dati per l’anno 2022/23. Ma facciamo un passo indietro. In fase di orientamento, cosa potrebbe suggerire alle famiglie per la scelta del percorso scolastico del figlio? E cosa suggerirebbe agli studenti?
Per rispondere a questa domanda, riporto qualche dato tratto dall’Osservatorio Invalsi: nel 2020 il 23% dei giovani della fascia d’età 18-24 anni ha lasciato la scuola prima di effettuare l’esame di Stato, oppure l’ha terminata senza acquisire competenze di base minime (nel 2019 erano il 22,1%). Spesso, infatti, succede che siano i genitori a orientare la scelta del percorso di studi, pensando al futuro lavorativo dei propri figli e non alle loro reali aspirazioni e interessi. Ne risulta, pertanto, che molti studenti si demotivano e abbandonano. Direi quindi ai ragazzi di scegliere quello che amano studiare ora: almeno, alla fine, avranno “imparato a imparare” e saranno più contenti e consapevoli di decidere cosa fare nella prossima tranche di vita. Dovremmo riuscire a dare senso al percorso scolastico e rendere gli alunni competenti: dare loro la possibilità di sviluppare le “life skill”.
Qual è il ruolo degli imprenditori nel dialogo con la scuola? E quale il ruolo della scuola nel dialogo con gli imprenditori?
Comprendere e avvicinarsi, sin dai banchi di scuola, alle dinamiche del mondo del lavoro è indispensabile per compiere scelte consapevoli rispetto al proprio futuro professionale: importante è, pertanto, creare innovativi canali di contatto e un dialogo costante fra mondo del lavoro e scuola, dove imprenditori e stakeholder del territorio dialogano con studenti, docenti e addetti, per approfondimenti e riflessioni rispetto al “fare impresa” e al mercato del lavoro. Il ruolo degli imprenditori è, pertanto, essenziale per supportare lo sviluppo di quelle competenze richieste dal nostro sistema imprenditoriale, in tema di cultura d’impresa, di educazione finanziaria, di economia circolare e Green Economy, oltre che relativamente all’innovazione tecnologica e sociale. L’Alternanza Scuola-Lavoro, ora chiamata PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento) è un dispositivo che avvicina precocemente i ragazzi e le ragazze al mondo aziendale, imponendo loro di uscire dal perimetro rassicurante delle quattro mura scolastiche, dei compiti più o meno programmati, del tempo scandito dalle lezioni, per fare un’esperienza di vita. Il PCTO non deve essere interpretato in modo riduttivo per adeguare il mondo della formazione alle esigenze del mercato, formando precocemente i giovani alle mansioni future e orientandoli in senso stretto, ma deve essere visto – a mio parere – come una possibilità di riflessione formativa che porti ogni ragazzo e ragazza a mettere a fuoco i propri posizionamenti cognitivi, relazionali, valoriali e affettivi rispetto al nuovo contesto che stanno imparando a conoscere e agli altri attori implicati nel processo (insegnanti, tutor, colleghi studenti e lavoratori). Imparare a imparare, a scegliere e a decidere, a collaborare, a riflettere, auto-osservandosi in un contesto inedito significa “imparare a pensare” e “aprire la mente”, per posizionarsi e ri-posizionarsi rispetto al nuovo, che è una delle più importanti competenze di auto-orientamento nella società attuale.
La formazione riguarda anche gli insegnanti. Quali sono le “materie” su cui bisognerebbe puntare?
Prima di parlare di “materie” su cui puntare, sono dell’idea che la formazione degli insegnanti dovrebbe avere come obiettivo quello di superare quell’errore pedagogico che ancora molti commettono, ossia di pensare che i bravi studenti debbano andare al liceo, i meno bravi al tecnico, quelli in difficoltà ai professionali, quelli che non hanno voglia di studiare ai centri di formazione regionali. Questo è sbagliato, perché si basa su quello che i ragazzi non sanno fare invece che valorizzare quello che sanno fare. I bambini nascono con una motivazione fortissima e perderla è contro natura. Occorre chiedere allo studente quello che gli piacerebbe fare e come dovrebbe essere la sua scuola ideale. Ha diritto di sognare. Poi si cercherà la scuola reale che più somiglia a quell’ideale. L’insegnante che prende in consegna questo progetto di vita deve analizzarlo insieme al ragazzo, segnalandogli le competenze che ha già raggiunto. Per quelle che sono ancora carenti, gli può consigliare esercizi in più per mettersi in pari. A uno studente scarso in matematica che sogna di fare il liceo scientifico non possiamo dire che non lo può fare. Diciamogli piuttosto che dovrà rimboccarsi moltissimo le maniche. Il consiglio orientativo non può essere ostativo. I ragazzi potrebbero essere completamente diversi tra qualche anno, perché l’adolescenza è una fase straordinaria di trasformazione a livello fisiologico, ormonale, cognitivo, relazionale. Non possiamo non tenerne conto.
Quale sarà la politica di orientamento che applicherà nel Vicentino?
È ancora prematuro parlare di “politica di orientamento” dopo poche settimane dal mio insediamento in questo nuovo ruolo a Vicenza. Ho visto, però, che sullo stesso territorio, esistono scuole con lo stesso indirizzo. Avrebbe senso che ciascun Istituto sviluppasse una sua specificità, in modo da offrire ai ragazzi e alle ragazze un’offerta formativa varia oltre che, naturalmente, seria. E qui, il legame con il territorio e le imprese, è di fondamentale importanza, anche per creare indirizzi di studio altamente qualificati.
Le attività in Confartigianato in materia
Tra le attività svolte dall’associazione ci sono anche azioni innovative, tra cui il Patto Educativo di Comunità. “Si tratta – spiega il dirigente Nerio Dalla Vecchia – di accordi stipulati tra le scuole e altri soggetti pubblici e privati per definire gli aspetti realizzativi di progetti didattici legati anche a specificità e a opportunità territoriali. Per questo motivo vengono inclusi nelle progettualità delle IPA (Intese Programmatiche d’Area). La scuola non viene quindi lasciata sola nella sua responsabilità educativa, ma supportata da realtà pubbliche e private con l’obiettivo di dare risposta ai bisogni territoriali con l’ottimizzazione di strutture e spazi, con politiche orientative condivise e sostenendo lo sviluppo delle competenze”.
In collaborazione con Confindustria, con la Fondazione Festari di Valdagno e le Pubbliche Amministrazioni di riferimento, l’Alto Vicentino ha fatto da apripista in questa sperimentazione, dando vita a un Patto Educativo che è già all’attenzione del ministro Bianchi, vero pioniere dello strumento nella sua regione natale.
Il lavoro di squadra sviluppato in questi anni da Confartigianato con Confindustria ha trovato concretezza anche ne “Il talento porta lontano”, progetto strategico per l’incrocio dei fabbisogni professionali delle aziende con l’offerta formativa in uscita dalla scuola.
“La politica di orientamento condivisa e legata ai fabbisogni formativi del territorio – spiega Dalla Vecchia – ha permesso di far registrare anno dopo anno, e nonostante il calo demografico che quest’anno ha visto nel Vicentino 1000 studenti in meno, una costante crescita degli iscritti alle scuole tecniche e tecnologiche (+ 1,2 rispetto al 2021). Vicenza, infatti, da qualche anno è in controtendenza rispetto al Veneto e alla media nazionale, portandola a essere il punto di riferimento per gli indirizzi scientifici, tecnologici, informatici e della robotica”.
Anche l’Academy di Confartigianato, contenitore formativo permanente dedicato a studenti e docenti di ogni livello scolare che permette di raggiungere alcune competenze “imparando facendo” e che gode del partenariato del Provveditorato, è stata oggetto di approfondimento durante l’incontro con la dottoressa Morbioli, considerata l’elevata partecipazione che quest’anno ha visto coinvolti 3214 studenti e 172 docenti. “Si tratta di altro modello di integrazione tra mondo della scuola e realtà imprenditoriale – conclude il vicepresidente Dalla Vecchia – che agevola la diffusione della cultura d’impresa e consente agli studenti di testare e scoprire i propri talenti”.