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SEQUESTRATI ALLA DOGANA 15 MILA OCCHIALI MADE IN CINA

La merce, per un valore di circa 26 mila euro, è stata intercettata a Venezia ed era destinata a un’azienda bellunese

“Valore commerciale basso, prodotto scadente (a nostro modesto avviso anche dannoso se utilizzato troppo a lungo visto che si tratta di “premontati”) ma un segnale importante per le imprese artigiane dell’occhialeria che, stremate dalla crisi e dalla delocalizzazione selvaggia, resistono ancora e si ostinano a voler produrre made in Italy”. E’ il commento di Tiziano De Toffol, Presidente regionale veneto delle occhialerie di Confartigianato alla notizia del sequestro avvenuto ieri da parte dell’Ufficio Dogane di Venezia di un quantitativo importate di occhiali non contraffatti ma ingannevoli, per il cliente, sulla loro origine. Sono contento ci sia sempre un controllo serrato sulle etichette. Un segnale importante per le nostre imprese che attendono però la definitiva approvazione dell’obligatorietà del made in da parte della Unione Europea e una più attenta attuazione delle regole sul 100% made in Italy sul nostro territorio. Le regole non creano business –conclude il Presidente- ma certamente costituiscono un ambiente necessario alla corretta competizione. Oggi purtroppo non è ancora così”. Materiale sprovvisto di regolare etichettatura. È con questa motivazione che i funzionari dell’ufficio delle Dogane di Venezia hanno provveduto a sequestrare una partita di 15.310 paia di occhiali da lettura destinati a un’azienda bellunese. Il dispositivo di sequestro è scattato ieri a seguito di un attento monitoraggio dei parametri di rischio inerenti alle spedizioni provenienti da paesi extra Unione Europea. Il materiale, il cui valore è stato stimato in circa 26 mila euro, proveniva infatti dalla Cina. Alla verifica fisica da parte della Dogana veneziana, in particolare, la merce è risultata sprovvista di etichettatura circa l’esatta origine dei prodotti, mentre sulle indicazioni per l’utilizzo, regolarmente accompagnate agli occhiali, era riportata la ragione sociale e l’indirizzo della società importatrice italiana. Una procedura in palese contrasto con la normativa che regolamenta le importazioni. Come precisato in una nota dallo stesso ufficio delle Dogane di Venezia, infatti, costituisce fallace indicazione l’uso del marchio, da parte del titolare, con modalità tali da indurre il consumatore a ritenere che il prodotto sia di originaria produzione italiana. Un reato comunque diverso dalla contraffazione, anche perchè gli occhiali in questione, con le lenti già premontate, sono appunto da lettura e a basso costo anche alla vendita (prodotti analoghi sono regolarmente reperibili anche nelle edicole e nelle farmacie). Niente a che vedere, insomma, con i grandi marchi dell’ottica e del made in Italy. Nei confronti dell’importatore degli occhiali di produzione cinese risultati non conformi alla normativa sull’importazione è prevista una sanzione pecuniaria che può andare da un minimo di 10 mila euro a un massimo di 250 mila euro. Per lo stesso imprenditore è stato disposto anche l’obbligo di regolarizzazione dell’etichettatura ai fini dell’eventuale commercializzazione.