SISTEMA MODA, SIGLATO IL CCNL
11/01/2008SISTEMA MODA, SIGLATO IL CCNLIl 10 gennaio a Roma, senza la presenza della delegazione della Confartigianato del Veneto che aveva abbandonato il tavolo il primo giorno, dopo una trattativa non stop di 72 ore è stato siglato il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro per il settore artigiano del Tessile Abbigliamento e Calzature. "Diamo alla sigla un giudizio molto negativo – esordisce Giuliano Secco, Presidente regionale del comparto di Confartigianato- per molti aspetti. In particolare riteniamo che si sia persa una irripetibile occasione per innovare il settore e si sia chiusa la trattativa senza contropartite.""Si trattava di un rinnovo importante per la categoria sotto tutti i punti di vista -prosegue Secco-. In primo luogo perché avveniva dopo circa 10 anni dall'ultima vera trattativa, avvenuta agli inizi del 1998 (dopo la naturale scadenza erano stati negoziati solo accordi ponte salariali) e da allora nessuna innovazione era stata possibile. In secondo luogo perché le regole della contrattazione sono cambiate nel 2006 e quindi tale rinnovo diventava un banco di prova per il tanto sbandierato federalismo contrattuale. Nessuno di questi obiettivi è stato raggiunto e quindi il giudizio sull'accordo di ieri è a nostro avviso negativo". "La delegazione veneta, -precisa Vendemiano Sartor, Presidente della Confartigianato del Veneto- presente al tavolo nazionale, si era già dissociata formalmente dalla trattativa nel primo giorno quando era risultata palese una conclusione di questo genere. E' mancato infatti l'impegno della Confederazione a sostenere lo sforzo di cambiamento e di trasformazione delle imprese che hanno subito, ricordiamolo, lunghi anni di crisi dovuti al processo di decentramento all'estero. Non sono stati introdotti quegli elementi di flessibilità da noi richiesti a gran voce ed è stato raggiunta una mediazione salariale che di fatto depotenzia e riduce di molto gli spazi della contrattazione territoriale, con l'effetto di aumentare sensibilmente i costi delle imprese"."E' di attualità nel Paese la discussione su come aumentare la capacità di spesa dei lavoratori. Due le strade che sono state ipotizzate e che condividiamo: ridurre la pressione fiscale e previdenziale e aumentare la produttività. La prima si risolve a livello nazionale, la seconda è elemento che si può raggiungere a livello territoriale/aziendale. Quindi ancora di più riteniamo negativa l'impostazione che si è voluta dare a questo contratto di non prevedere una maggiore sinergia tra livello nazionale e territoriale sul tema della flessibilità. Cosa che abbiamo esplicitamente ma invano chiesto di introdurre. Peccato perché questa è a nostro avviso la strada maestra per liberare risorse sia per i dipendenti che per le imprese. La possibilità di organizzare meglio il lavoro aumenta la capacità di risposta delle imprese ai committenti e quindi di porsi in modo più competitivo sul mercato." "Altro punto cruciale -prosegue Secco- era costituito dall'introduzione dell'integrazione della maternità al 100%, richiesta presente da molti anni nelle piattaforme sindacali. Pur risultando un costo effettivo ed imponderabile per le imprese, la delegazione veneta aveva con senso di responsabilità dato il via a tale richiesta solo all'interno di una logica di contenimento dei costi da recuperare attraverso le innovazioni della flessibilità. Il risultato del contratto è tutto all'opposto". "Anche la positiva conferma dell'apprendistato professionalizzante a nostro avviso viene vanificata dagli altri punti contenuti nell'intesa raggiunta"."Metteremo in discussione la leadership nazionale di categoria -conclude Secco- dobbiamo andare ad un profondo rinnovamento che ponga l'impresa al centro dell'azione sindacale e non quegli eterei ed astratti obiettivi sin qui professati da Roma. Solo così renderemo un servizio agli associati."