Sostenibilità e PMI: i dati e le sfide da affrontare
Lo sviluppo futuro va costruito con politiche realistiche, che supportino le imprese nelle sfide da affrontare
Se ogni volta che piove cominciamo a temere allagamenti o frane, c’è qualcosa che non va. Se riflettiamo sul prezzo di certi materiali, o delle forniture di energia, o di quel veicolo elettrico che vorremmo acquistare, ci viene da sospettare che qualcuno, sul mercato del “green”, stia facendo il furbo. Se poi ci tocca intraprendere qualche infinita trafila burocratica per dichiarazioni, documenti, permessi, bandi, ci vien da pensare che in questo nostro Paese certe cose non cambieranno mai.
Nel contempo, chi manda avanti un’azienda deve confrontarsi con sempre nuove norme, con procedure sempre più informatizzate, deve dimostrare di possedere determinati requisiti, deve cavalcare un’innovazione tecnologica continua, che porta con sé benefici ma pure spese.
Tutto ciò avviene anche in campo ambientale, un tema sacrosanto visti i mutamenti climatici in corso, ma sul quale gli obbiettivi di tutela e miglioramento previsti tanto dall’Onu (con la famosa Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile) quanto dall’Unione Europea appaiono, talvolta, un libro dei sogni di difficile attuazione, sia per i target fissati e sia per i tempi in cui raggiungerli. Non tutti i Paesi sono uguali, né ugualmente pronti, o disposti, ad adeguarsi.
Ma soprattutto, come è emerso dalla recente Settimana per l’Energia e la Sostenibilità promossa in tutta Italia da Confartigianato, costruire un futuro sostenibile è una responsabilità collettiva, dove cioè gli sforzi degli imprenditori devono essere “sostenuti” da politiche e interventi che li accompagnino ad affrontare la transizione energetica e ambientale. È un discorso quindi che riguarda tutti, dove anche chi governa o amministra dev’essere sempre più parte attiva e attenta, senza paraocchi ideologici ma con spirito di concretezza, guardando anche oltre l’era del PNRR.
C’è molto da fare: ad esempio nel sostegno all’utilizzo di fonti rinnovabili, negli incentivi da garantire per la riqualificazione e l’efficientamento energetico degli edifici o il rinnovo del parco veicolare, nella prevenzione dei rischi idrogeologici manutenendo il territorio.
Vogliamo davvero, al di là dei facili slogan, favorire un nuovo modello di sviluppo economico e sociale, centrato sulla sostenibilità? È un compito che non può pesare solo sulle spalle di imprese e famiglie: entrambe devono invece essere supportate in tale sfida con adeguati provvedimenti.
Anche perché, come evidenzia un Rapporto nazionale dell’Ufficio Studi Confartigianato, la sostenibilità “è” nel Dna delle piccole aziende: i dati testimoniano che le Micro e Piccole Imprese (MPI) partecipano già con azioni in ambito di sostenibilità ambientale, economica e sociale, sono protagoniste dell’offerta di servizi nell’economia circolare e danno un importante contributo all’inclusione di donne, giovani e stranieri regolari nel mercato del lavoro. Mettono, cioè, in atto quei princìpi ESG (Environmental, Social, Governance) di cui tanto si parla e che misurano l’impegno responsabile relativo all’ambiente, alla relazione con la società (dipendenti, fornitori, clienti, realtà territoriali), la gestione aziendale ispirata a buone pratiche. E le nuove generazioni di imprenditori ci credono, lo dimostrano coi fatti.
Al tempo stesso, il report delinea alcune evidenze del complesso percorso verso la mobilità elettrica e l’efficientamento degli edifici in ottica di sostenibilità, in un contesto nazionale caratterizzato da immobili in maggioranza costruiti prima del 1980 e addensati nelle classi energetiche meno efficienti. Il che implica, ovviamente, la necessità di riconsiderare i tempi di adeguamento rispetto all’agenda del Green Deal europeo.
C’è poi, nel Rapporto Confartigianato, il delicato capitolo relativo ai costi energetici, che esamina le più recenti tendenze dei prezzi dell’energia in Italia e le confronta con i livelli del 2021, anno precedente alla crisi scatenata dal conflitto russo-ucraino. Ebbene: in una fase caratterizzata da un calo dell’attività manifatturiera e dei consumi di beni delle famiglie, nei primi otto mesi del 2024 il prezzo al consumo di elettricità e gas è risultato del 54,7% superiore allo stesso periodo del 2021; inoltre, nei primi nove mesi di quest’anno il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia è rimasto superiore del 18,5% al corrispondente periodo del 2021.
E persiste, nel nostro Paese, un crescente differenziale di prezzo all’ingrosso dell’elettricità rispetto alle altre borse europee, già segnalato per la prima metà dell’anno nell’ultima analisi trimestrale dell’Enea. Nei primi nove mesi del 2024 il prezzo all’ingrosso dell’elettricità in Italia è stato del 74,3% superiore al prezzo medio ponderato delle borse di Germania, Spagna e Francia (era del 35,1% nel 2023): un divario così intenso non si registrava dal 2007. Ancora: nei primi sette mesi del 2024, i prezzi all’importazione di petrolio greggio e gas sono rimasti del 23,2% superiori al 2021, mentre la bolletta energetica è stata del 33% superiore ai livelli precrisi.
Se poi restringiamo l’indagine alle Micro e Piccole Imprese, notiamo che il prezzo dell’energia elettrica pagato dalle MPI nel primo semestre 2024 è rimasto superiore del 29,4% rispetto al corrispondente periodo del 2021. E nel biennio 2022-2023 il differenziale di prezzo con l’Europa ha “scaricato” maggiori costi sulle MPI per 11,8 miliardi di euro. In più c’è la prospettiva, per il mondo dell’autotrasporto, di un impatto sul costo del gasolio derivante dal cosiddetto “allineamento delle accise”.
Oltre a tale divario di competitività per le nostre aziende, il Rapporto di Confartigianato segnala gli altri principali ostacoli alla marcia verso la sostenibilità: l’impatto negativo della stretta monetaria sugli investimenti, la diffusa preoccupazione (e i costi crescenti) derivante dagli eventi estremi legati al cambiamento climatico, la fragilità del nostro territorio e il corrispondente, basso profilo degli investimenti pubblici, l’elevata richiesta di competenze in ambito “green” che sono però difficili da reperire, una tassazione energetica non correlata con le minori emissioni inquinanti del nostro Paese. E, naturalmente, le lungaggini e la complessità della burocrazia, che fra l’altro rallentano lo sviluppo delle “rinnovabili”.
Ecco perché, come detto prima, in materia di sostenibilità c’è molto da fare. E, forse, da ripensare certe decisioni prese senza tener conto della realtà delle cose.
Hanno collaborato a questo numero:
Marco Amendola, Carlotta Andracco, Chiara Carradore, Valter Fabris, Filippo Fiori, Sabrina Nicoli, Alessandra Matteazzi, Matteo Pisanu, Marco Tirozzi.
Direttore responsabile: Antonio Stefani
In redazione: Valentina Celsan, Stefano Rossi
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