Superbonus novità nel DL Crisi Ucraina introdotta, da gennaio 2023, la richiesta di qualifica SOA per lavoro superiori ai 516mila €
Lovato: “Nuovo ostacolo burocratico per le imprese del settore Edilizia. Ma non è questo il Paese che predica la transizione ecologica e la semplificazione?”
Comunicato 74 – 10 maggio 2022
“Vorrei sapere come possono le imprese lavorare serenamente se ogni mese sul Superbonus arriva una novità, quasi sempre negativa, che spariglia letteralmente le carte. Non è, infatti, possibile che ogni Decreto porti con sé nuovi problemi legati al 110%. Siamo costretti a rincorre le norme e ‘cambi’ in corsa, ripensamenti e retromarce, con le imprese che nel frattempo non sanno più come spiegare ai committenti che certe difficoltà non dipendono da loro. Perché a metterci la faccia sono i nostri artigiani, non chi con un tratto di penna può dire tutto e il contrario di tutto. Eppure questo è il Paese che dovrebbe investire nella transizione ecologica e sulla semplificazione”.
È l’amaro commento di Giovanni Lovato, presidente della categoria Edilizia di Confartigianato Imprese Vicenza, a fronte di una “nuova barriera burocratica nella travagliata storia dell’ecobonus”. L’emendamento al DL Crisi Ucraina estende, infatti, l’obbligo di qualificazione SOA per lavori legati agli ecobonus di importo superiore ai 516 mila euro a partire dal primo gennaio 2023 (ovvero tra poco più di sei mesi). Di fatto si esclude così circa l’80% di micro e piccole imprese dal mercato della riqualificazione edilizia introducendo nuove e incomprensibili barriere burocratiche.
“Una scelta a nostro avviso inaccettabile che in pratica taglia fuori dagli interventi di riqualificazione le imprese che non lavorano per gli appalti pubblici ed estende al settore privato un sistema pensato per i lavori pubblici, che nulla ha a che fare con la qualificazione delle imprese. Francamente non se ne capisce la ratio se non quella di scoraggiare imprese e cittadini a intraprendere interventi che prevedono il Superbonus – continua Lovato-. A nostro avviso servirebbe piuttosto una legge che riconosca il profilo professionale ed i requisiti delle imprese edili scoraggiando realtà ‘improvvisate’ legate al 110%. Questo andrebbe verso la tutela delle aziende che lavorano seriamente e il rilancio di un settore, l’edilizia, che può fare da volano per altri comparti come impiantistica e tutto il sistema casa”.
“Quanto poi alla SOA – continua Lovato- anche nel pubblico queste certificazioni non hanno dimostrato particolare efficacia e non hanno alcuna utilità nel contrasto delle frodi. Allora la domanda è: perché estenderle?”. Conclude il presidente: “Al momento vediamo solo unico effetto della norma: l’ennesimo rallentamento dell’esecuzione dei lavori e per le società che rilasciano attestazioni SOA un nuovo business”.