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TASSA-BEFFA PER CHI HA ASSUNTO UN LICENZIATO

La cancellazione degli sgravi diventa retroattiva

La denuncia partita dal Veneto trova eco nelle  pagine di oggi di Repubblica  Riportiamo l’articolo di Filippo Santelli.

Un’opportunità in meno per i disoccupati. E un  costo in più per chi vorrebbe offrire loro un lavoro.  Del resto, era stato annunciato per tempo: la  “piccola mobilità”, il bonus riservato a chi assume  un dipendente licenziato da una piccola impresa in  crisi, dallo scorso gennaio non esiste più. Quello  che le aziende non immaginavano è che fossero in  pericolo anche gli sgravi sui contratti firmati nel  2012, quando lo strumento era ancora attivo. Lo  hanno scoperto solo qualche giorno fa, nelle pieghe  di una circolare Inps: “In via cautelare deve ritenersi  anticipata al 31 dicembre 2012 la scadenza di ogni beneficio connesso a rapporti di lavoro  agevolati”. Tradotto dal burocratese: “Tutti gli incentivi si sono esauriti a dicembre”. Così, in barba  alla non retroattività, le imprese che per l’intero 2013 hanno calcolato stipendi con i contributi  agevolati rischiano ora di dover rendere la differenza: dai 3mila ai 4mila euro ciascuna, un milione  e mezzo in totale nella sola provincia di Treviso, la cui Confartigianato ha alzato per prima la voce.  Due milioni e mezzo nella vicina Vicenza.  L'”altra” mobilità, quella “piccola”, esisteva dal 1993 e veniva rinnovata di anno in anno. Aveva  aperto le liste di disoccupazione, prima riservate solo ai licenziati della grande industria, anche ai  lavoratori delle imprese con meno di 15 addetti. Nel 2012 il governo Monti ha deciso di non  rifinanziarla, “creando – denunciano le associazioni degli artigiani – licenziati di serie A e di serie B”.  Dal 2017, quando la riforma Fornero sarà a regime, i nuovi ammortizzatori sociali Aspi e mini Aspi  garantiranno tutti i dipendenti allo stesso modo. Fino ad allora però solo chi esce da una grande  azienda continuerà ad avere accesso alla mobilità. Gli altri non si potranno più iscrivere. E chi è già  iscritto non avrà diritto ad alcun incentivo per il reinserimento. Questo, mentre è proprio il mondo  dell’artigianato a soffrire di più: nel 2012, calcola l’agenzia Veneto lavoro, sono stati quasi 26mila  gli inserimenti in mobilità di lavoratori usciti da piccole imprese. Il triplo di quelli dovuti ai  licenziamenti collettivi dell’industria. Ma la beffa, sottolineano Confartigianato e Cna, è la coda  degli sgravi 2012 su cui le imprese facevano “legittimo affidamento”, ora bloccati in maniera  retroattiva. Descrivono un caso concreto, quello di un’azienda che a maggio 2012 abbia assunto  un operaio specializzato in mobilità. La norma garantiva contributi agevolati, il 10% anziché il 30%  dello stipendio, per 18 mesi, quindi fino a novembre 2013. Ora l’impresa scopre che quel  risparmio, di circa 300 euro, valeva solo per 7 mesi. E se da gennaio a oggi non è arrivata ancora  nessuna indicazione precisa, la paura è che l’Inps chieda di versare la differenza. Un nuovo fondo,  in realtà, ci sarebbe. A marzo il ministero del Lavoro ha stanziato 20 milioni per chi assume  lavoratori licenziati da piccole o medie imprese: il bonus vale 190 euro al mese per un anno. A oggi  però l’Inps non ha ancora comunicato le modalità della domanda. E in ogni caso l’incentivo non  coprirebbe la coda delle assunzioni fatte nel 2012.