Tra emergenza e futuro
di Gianluca Cavion
presidente Confartigianato Imprese Vicenza
Questa nuova veste di FareImpresa non nasce per caso, ma è frutto anch’essa di tutta quella serie di azioni, interventi, strategie che la nostra associazione ha intrapreso per rendersi ancora più vicina e utile alle aziende socie in una fase storica caratterizzata da problemi di inedita e inaudita difficoltà.
È un momento, questo, in cui come Confartigianato vicentina siamo chiamati a lavorare su due fronti, entrambi impegnativi ma indispensabili.
Da un lato, cioè, la nostra struttura deve assistere quotidianamente le imprese, aiutandole a districarsi tra le norme dettate dall’emergenza sanitaria, nonché a ottenere ogni supporto concreto che in questa fase venga destinato al mondo produttivo, ostacolato da mille problemi.
Dall’altro lato, il nostro compito è saper guardare anche oltre, ovvero più in là dell’attuale crisi, per prevedere quali saranno state le conseguenze di quanto oggi stiamo vivendo e per porre le basi necessarie alla ripartenza: nella consapevolezza che, quando essa sarà possibile, dovremo farci trovare pronti ma niente sarà come prima, compresi i nostri stili di vita.
Dunque, il primo obbligo è quello di continuare a reagire a fatti eccezionali, di una gravità senza precedenti, ma avendo una precisa consapevolezza: se infatti il Covid-19 condiziona anche il nostro modo di operare come organizzazione di rappresentanza delle piccole imprese, questa pandemia nel frattempo sta anche dimostrando la nostra capacità di reazione e di riscossa.
Ce lo testimoniano proprio le aziende che a noi fanno capo, e che ormai da un anno nella nostra struttura hanno trovato un punto di riferimento essenziale: dalla continua informazione sulle varie e talvolta caotiche disposizioni (europee, statali, regionali, comunali) riguardanti i settori di attività, all’aggiornamento e alla consulenza organizzativa, fino alle indicazioni sui servizi di sostegno alla competitività. Tutto ciò ha rafforzato lo spirito di aggregazione nella compagine di Confartigianato Vicenza, dimostrando che “assieme”, cioè nell’assiduo contatto tra le imprese e i nostri uffici, si è comunque posto qualche argine alla confusione, all’incertezza, allo smarrimento.
Ciò non toglie che, mentre l’associazione fungeva da “pronto soccorso”, essa non rinunciasse a denunciare le manchevolezze del sistema Italia sul versante dei sostegni economici. E nemmeno ora, anzi!, abbiamo rinunciato a sottolineare evidenti insufficienze, per non dire peggio.
Cosa pensare, ad esempio, di una classe politica che si accapiglia attorno a una tragicomica crisi di governo invece di concentrarsi sui contenuti che l’Europa ci chiede per la concessione dei finanziamenti del Recovery Fund? Tutti dicono che, dal punto di vista dell’entità (220 miliardi) si tratta di un’occasione storica, ma per coglierla serve elaborare e presentare progetti con obiettivi precisi, che saranno continuamente monitorati e dovranno essere effettivamente raggiunti per continuare a ricevere gli aiuti (i quali, comunque, saranno un debito che graverà sulle spalle dei nostri figli, assieme a quello storico accumulato).
Ebbene: dopo che sono stati enunciati in via generale i filoni portanti per lo sviluppo futuro del Paese, dalla sostenibilità ambientale alla digitalizzazione all’internazionalizzazione, i decisori pubblici saranno in grado di precisare le effettive linee di azione, di attuazione, di applicazione? Non dimentichiamoci che siamo sotto osservazione non soltanto per l’entità della cifra che ci è stata destinata ma anche perché, storicamente, molte aree del nostro Paese si sono dimostrate incapaci di sfruttare i contributi europei. In più, le turbolenze politiche non giovano certo alla nostra immagine.
E come mai, tra i temi di spicco che sottoporremo al vaglio di Bruxelles, non figura a chiare lettere la volontà di combattere quel male che da sempre affligge ogni aspetto della nostra vita pubblica e privata, vale a dire il peso insostenibile della burocrazia? Un esempio recentissimo è quello legato al bonus del 110% per le ristrutturazioni e l’efficientamento degli edifici: in sé è una misura positiva e che, anzi, dovrebbe diventare strutturale, ma la sua applicazione, tanto per cambiare, è complicata. Col rischio che venga sprecata quella che è una grande opportunità per tutto il comparto Casa, oltre che un’occasione di riqualificazione ambientale, specie se rivolta non solo agli stabili residenziali, ma anche a quelli produttivi.
E, sempre a proposito di lacune del nostro sistema, personalmente non ho avuto remore nel definire “indegni” i ristori destinati a quei settori obbligati (ripeto: obbligati) al blocco dell’attività a causa della pandemia: parliamo di cifre attorno al 2-3% del fatturato, roba che nemmeno arriva a coprire i costi fissi. Inoltre, cosa accadrà quando cesseranno gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, blocco licenziamenti, eccetera) finora eccezionalmente dilazionati?
Quanti lavoratori e quanti datori di lavoro non saranno più tali? Quanti locali troveremo sfitti, abbandonati? Sono domande drammatiche, che pongono ancor più in evidenza la necessità di non sprecare il salvagente europeo, di dimostrare che l’Italia può e deve fare meglio di prima.
Così come, del resto, hanno dimostrato di saper fare proprio le nostre imprese artigiane, che anche prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria erano sì calate di numero, ma avevano mostrato una crescita media delle loro dimensioni, testimoniando così di aver capito come sia essenziale affrontare il mercato con un assetto più strutturato e robusto.
Ma intanto, come detto in precedenza, la nostra Associazione ha pure il compito di guardare al futuro, compreso lo sforzo per recuperare il terreno che stiamo perdendo in termini di PIL e di concorrenza, con impatti diversi a seconda dei settori merceologici, sia che si tratti di aziende rivolte all’estero, sia attive sul mercato interno. Ad esempio, per entrambe stiamo sempre più implementando i servizi che sfruttano quanto è in grado di offrire la rete: il nostro Digital Innovation Hub è in grado di portare anche le ditte di dimensioni più piccole e “di nicchia” a farsi conoscere sulle piazze globali del web, a proporre i loro prodotti tramite l’e-commerce, tanto nei confronti del singolo cliente quanto attraverso nuovi rapporti di business tra aziende.
Ecco perché, in sintesi, il nostro sguardo associativo è proiettato su due orizzonti: uno – strategico e di sistema – concentrato sul presente, l’altro rivolto in avanti.
In questo contesto abbiamo individuato, come Confartigianato Vicenza, alcune aree strategiche per il prossimo biennio alle quali il Consiglio Direttivo sta lavorando per trovare strumenti, e soluzioni, che supportino le imprese per l’uscita dal momento pandemico. La fase post pandemia, infatti, è cruciale e non ci si può permettere di perdere tempo e opportunità per favorire quanto meglio la fase di ripresa forti di quanto ‘appreso’ dall’emergenza sanitaria.
Su secondo versante abbiamo individuato una data non casuale, quella del 2030: alla quale guarda la Conferenza di programma della Confartigianato nazionale, i cui contenuti sono stati elaborati in quasi un anno di lavoro; e alla quale guarda pure l’Agenda ONU in fatto di sostenibilità, così come il Piano di Sviluppo della Regione Veneto, nonché il programma UE di interventi comunitari nel periodo 2021-2027.
Sono visioni di vasto respiro, che però è necessario elaborare ora, perché prima o poi dalla pandemia usciremo e, ripeto, dovremo farci trovare pronti. Anche sapendo che, nel frattempo, il patrimonio di competenze delle nostre imprese non sarà stato cancellato.
Insomma, abbiamo tutti bisogno di condividere una bussola e lavorare nella stessa direzione sui necessari obbiettivi. Cercando di essere, come credo stiamo già facendo, un’associazione viva, utile, attiva, solidale.