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Tra energia alle stelle e “sviste” del PNRR

di Gianluca Cavion presidente Confartigianato Imprese Vicenza

Non bastava la pandemia, a rendere difficile l’avvio di questo 2022. Un’altra emergenza ci è capitata, e proprio nel momento in cui confidavamo di rafforzare il rilancio manifestatosi già dallo scorso anno. Il riferimento è ovviamente ai forti, fortissimi aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia, fonte di seria difficoltà per imprese artigiane e di piccole dimensioni, nonché per le famiglie alle prese con bollette di insolita – e per molti insostenibile – pesantezza.

Sono fenomeni sotto gli occhi di tutti, al contrario delle intricate cause che li hanno provocati, dai fenomeni speculativi in campo internazionale ai gravi problemi di carattere geopolitico (la crisi tra Ucraina e Russia) che minacciano il flusso delle forniture di gas. Né basta dire che nel medio periodo (ovvero anni) dovremo incentivare l’incremento delle energie rinnovabili, o la produzione di gas nazionale, o l’acquisto collettivo di energia da parte dell’UE, o riconsiderare il nucleare. Sono prospettive, mentre il problema è adesso. Il Governo – più volte sollecitato anche da Confartigianato – è intervenuto con provvedimenti per abbattere gli incredibili aumenti che stiamo subendo, e vedremo se la dose di “calmante” riuscirà ad arginare le difficoltà, ma i numeri della crisi intanto restano.

Negli ultimi mesi del 2021, e anche a inizio 2022, gli aiuti sono stati sostanzialmente riservati alle famiglie e alle imprese con meno di 16,5 kW di potenza disponibile. Tralasciando tutte le altre imprese artigiane o di piccola dimensione. Intanto i nostri soci cominciavano a capire che l’elettricità aumentava del 55% e il gas del 41,8% rispetto all’ultimo trimestre 2021. Mettendo a disposizione le competenze del nostro Consorzio di acquisto di Energia e gas, il CAEM, abbiamo spiegato in più sedi, da quella regionale a quella parlamentare, qual era la situazione delle nostre aziende e l’impatto sulla loro attività, nonché sull’inflazione. 

A fine gennaio il Governo ha adottato ulteriori interventi, nel decreto Sostegni, sempre con l’intento di attenuare l’impatto del caro-bollette sulle piccole imprese, annullando gli oneri di sistema per il primo trimestre 2022 alle utenze con potenza pari o superiore ai 16,5 kW. Ok, ma si tratta di interventi di carattere temporaneo. Il prossimo e irrinunciabile passo da compiere, con rapidità, consiste nellariforma strutturale della bolletta elettrica, eliminando quegli assurdi squilibri che oggi penalizzano i piccoli imprenditori, costretti a pagare il 49% degli oneri generali di sistema per finanziare una serie di agevolazioni, tra cui quelle agli energivori.

Inoltre, se da un lato è stata da apprezzare pure l’azione dell’Esecutivo nel dare un po’ di ossigeno alle attività maggiormente colpite dalle restrizioni anti-Covid, dall’altro è criticabile l’intervento contro le frodi nell’utilizzo dei Bonus Edilizia. Queste continue modifiche della disciplina creano incertezza sul mercato, con l’effetto di bloccare le operazioni. Le imprese serie e che operano in correttezza non possono venire penalizzate da pochi che si comportano fuori dalle leggi: così si colpiscono migliaia di cittadini e di imprese impegnati in interventi di riqualificazione energetica e sismica, che ora dovranno necessariamente rivedere le condizioni contrattuali con i proprietari, generando migliaia di contenziosi e il rischio di un blocco del mercato. Contro le frodi abbiamo chiesto da tempo regole chiare per evitare speculazioni, come l’introduzione di prezzari di riferimento per tutti i bonus e un sistema di qualificazione delle imprese, visto il proliferare di operatori improvvisati. Ma finora, al di là dei buoni propositi, in tal senso non si è fatto nulla.

Su un altro fronte, è stata premiata la presa di posizione dei nostri Comuni in merito all’iniziale distribuzione dei fondi del PNRR sulla Rigenerazione Urbana. Un tema che tocca da vicino anche il ruolo delle piccole imprese, in particolare delle botteghe artigianali e delle attività di vicinato. 

Queste imprese rivestono da sempre anche funzioni sociali, contribuendo ai processi di presidio e vivacità territoriale. L’artigianato è storicamente uno degli attori che hanno caratterizzato il contesto dei centri abitati, ben oltre l’aspetto produttivo, dando qualità alle città, ai paesi, attribuendo peculiarità, sicurezza e specificità ai luoghi, non banalizzandoli in un paesaggio omologato.

È per questo che, come Confartigianato regionale, abbiamo condiviso la battaglia dell’ANCI – e specie dei Comuni veneti – affinché il Governo stanziasse adeguate risorse e modificasse i criteri di riparto dei fondi per la Rigenerazione Urbana: erano infatti soprattutto i progetti dei Comuni del Nord a essere tagliati fuori dalla versione iniziale del bando. È partita così la protesta dei nostri enti locali, non per campanilismo, ma perché le risorse del PNRR sono cruciali per migliorare le realtà attuali e i Comuni, da Nord a Sud, meritano lo stesso trattamento. 

I fondi in questione sono infatti i primi destinati alla riduzione di marginalizzazione e degrado e al miglioramento del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale: per questo i Comuni, anche i più piccoli, non possono e non debbono rimanerne fuori. Al Governo dunque si è chiesto con forza di rimediare alla “svista” stanziando nuove risorse, e l’azione partita dal Veneto ha avuto successo, ottenendo altri 905 milioni a copertura dei progetti di Rigenerazione urbana già presentati.

A proposito di piccoli Comuni: sono centinaia (vedi in montagna) quelli che lottano contro lo spopolamento e l’invecchiamento; non hanno solo bisogno di dare servizi, ma anche della presenza di opportunità economiche – cioè spazi di mercato imprenditoriali e posti di lavoro – per avere un futuro. Qui l’artigianato gioca un ruolo fondamentale, per la tenuta del sistema produttivo ma anche nella valorizzazione del patrimonio naturale. 

Per questo è stato ed è importante intercettare le risorse del PNRR: saranno un sostegno fondamentale per rendere professionalmente attrattivi questi territori (soprattutto per i giovani), attraverso l’implementazione di percorsi di sviluppo imprenditoriale e la valorizzazione sostenibile delle risorse naturali e delle trasformazioni agroalimentari (filiere corte, produzioni di qualità e biologiche, prodotti tipici). Le piccole imprese dovranno essere inoltre supportate con incentivi fiscali e agevolazioni burocratiche che compensino l’isolamento e le difficoltà infrastrutturali. Altrimenti, che “rigenerazione” è?