Van Gogh, fino al 7 aprile 2018 alla Basilica Palladiana di Vicenza
Frammenti di vita contadina e di paesaggi rurali, momenti di intimità familiare, prima scomposti da una mente ipersensibile per poi essere riproposti in un caleidoscopio di colori, quasi a voler ricercare l’anima di ogni frammento che il Creato ci ha messo a disposizione. Questo è Van Gogh, pittore autodidatta, che è diventato il genio della pittura di fine Ottocento.
Per ammirare le opere di questo straordinario pittore, basta venire a Vicenza, nei saloni della Basilica Palladiana, fino al 7 aprile 2018.
Una ricerca ben articolata che Marco Goldin ha messo insieme per il grande Artista, attraverso le 129 opere presenti: 43 dipinti e 86 disegni. La mostra offre una ricostruzione della vita di Vincent Van Gogh, seguendolo non solo nei dieci anni che vanno dal 1880 al 1890, ma anche nel decennio precedente. In questo modo si può comprendere l’intero suo percorso artistico: dai disegni di esordio, al tempo del Borinage, in Belgio, nel 1880, quando l’Artista svolgeva la funzione di predicatore laico per i minatori della zona, fino ai quadri conclusivi con i campi di grano, realizzati a Auvers-sur-Oise, nel luglio del 1890, pochi giorni prima di suicidarsi.
Si possono trovare opere, accostate per una lettura di confronto con uguali soggetti, fatte in periodi diversi, come il Seminatore di Jean-François Millet e alcuni dipinti dei pittori della Scuola dell’Aja, da Israëls ai due Maris, che il giovane Vincent guardava con ammirazione.
Il Kröller-Müller Museum di Otterlo, il più importante custode di opere di Van Gogh esistente, ha prestato per questa occasione cento delle sue opere, oltre a quelle messe a disposizioni da un’altra decina fra istituzioni e collezioni private. L’opera simbolo della mostra, invece, ossia “Il ponte di Langlois”, è stata prestata dal Museo di Colonia.
Negli spazi della Basilica Palladiana si snoda un vero e proprio viaggio nei luoghi nei quali Van Gogh ha vissuto: il Borinage, Etten, L’Aja, il Drenthe, Nuenen, Parigi, Arles, Saint Rémy e Auvers-sur-Oise.
A fianco di qualche quadro, si può leggere anche l’epistola, relativa a quell’opera, che l’Artista aveva scritto. Motivo di curiosità ed interesse è anche la sala nella quale, con un grande plastico di 20 metri quadrati, è stato ricostruito alla perfezione (architetture romaniche, orti e giardini, sullo sfondo la catena delle Alpilles), l’istituto di cura per malattie mentali di Saint-Paul-de-Mausole a Saint-Rémy, il luogo nel quale Van Gogh aveva scelto di farsi ricoverare per un breve periodo.. È una visione di un luogo, sì di sofferenza, ma nel quale, e attorno al quale, il pittore ha generato tanta bellezza.