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Vicenza senza l’artigianato? I dati di uno scenario impensabile

Come sarebbe la provincia di Vicenza senza le sue 22.833 imprese artigiane? Gli effetti sarebbero quelli di uno “tsunami” sull’economia e sulle condizioni di benessere di cittadini e famiglie.

L’impatto sulla popolazione sarebbe, tutto sommato, abbastanza contenuto, pari al 2,7% in meno, sebbene non trascurabile in una provincia in cui 106 Comuni su 113 hanno meno di 20.000 abitanti. Ma è sui dati economici che la scure di abbatterebbe: il valore aggiunto della nostra provincia diminuirebbe dell’11,4%, provocando un ‘buco di Pil’ di 3,55 miliardi di euro. Rimarrebbero senza lavoro i 39.030 dipendenti dell’artigianato, di conseguenza i disoccupati aumenterebbero del 268,3 % e il tasso di disoccupazione passerebbe così dal 3,6% al 14,0%, aumentando di 10,4 punti.
Sono alcuni dei numeri elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza per evidenziare l’importanza di un settore, l’artigianato appunto, che tocca ogni aspetto della vita quotidiana delle persone, ma che spesso non viene “visto” come meriterebbe.

LA RICERCA

Senza artigianato, il Made in Vicenza perderebbe l’apporto di 9,75 miliardi di euro, equivalenti alla spesa media annuale delle famiglie venete per abbigliamento e calzature, ristorazione e alloggi alberghieri e servizi assicurativi e finanziari.

  • 359.932 abitazioni resterebbero senza artigiani dell’edilizia e dell’installazione di impianti che intervengano per la manutenzione.
  • Rimarrebbero inanimati 41.329 impianti fotovoltaici senza un’adeguata installazione e manutenzione di artigiani della filiera delle “rinnovabili”; lo stesso per i 15 impianti eolici in Veneto.
  • Nei magazzini delle imprese di produzione e alle porte di negozi e uffici rimarrebbero 37,2 milioni di tonnellate di merci che non verrebbero più gestite dalle imprese artigiane di autotrasporto.
  • Vi sarebbero 309.000 famiglie, quelle con almeno un’automobile e, nel complesso, un parco di 794.733 veicoli circolanti senza autoriparatori artigiani a cui rivolgersi per manutenzione e assistenza; ogni giorno aumenterebbe anche la presenza di motocicli, autovetture e autobus fermi per strada.
  • 359.600 famiglie che possiedono una lavatrice e 352.000 famiglie che possiedono un televisore rimarrebbero senza artigiani riparatori di elettrodomestici in caso di malfunzionamento degli apparecchi. Nessuna possibilità di manutenzione nemmeno per 257.400 famiglie che possiedono condizionatori e climatizzatori.
  • Sarebbero 274.700 i nuclei familiari che non trovano più le botteghe di riparazione biciclette e sostituzione di pezzi di ricambio. E le 261.700 famiglie che possiedono un personal computer rimarrebbero senza i servizi e la competenza degli artigiani dell’informatica per installazioni, manutenzioni e cablaggi.
  • Gli 4.678 sposi dei matrimoni celebrati in un anno non potrebbero indossare un abito nuziale realizzato e provato in una sartoria artigiana; nessun fotografo professionista alla cerimonia, mentre il banchetto resterebbe senza la torta nuziale realizzata da una pasticceria artigiana specializzata.
  • Un “disastro della qualità” per quei 459.300 italiani che mangiano dolci almeno qualche volta alla settimana e che vedrebbero sparire pasticcerie, cioccolaterie e gelaterie artigiane.
  • Per 252.700 cittadini che non pranzano in casa, nessun panificio o rosticceria con prodotti artigianali a disposizione.
  • Per 831.687 cittadini rimanenti dopo la “sparizione degli artigiani” sarà ancora possibile vestirsi, arredare la casa e fare un regalo, ma senza la qualità e la perizia degli artigiani, ad esempio, negli articoli di abbigliamento, in pelle e pellicce, nei prodotti in legno e nei mobili, nell’oreficeria, nel vetro e nella ceramica. Ancora, sarebbero 748.692 le persone di oltre 15 anni che non troverebbero acconciatori ed estetisti. Analogo discorso per i barbieri maschili.
  • Inoltre, considerando come potenziali visitatori di beni culturali nella provincia i residenti e i turisti, sarebbero 1.707.904 le persone che non potrebbero apprezzare alcun restauro realizzato da artigiani specializzati in monumenti e opere d’arte contenute in musei, aree archeologiche, chiese, palazzi storici, sia pubblici che privati, presenti in Veneto.
  • Una débâcle infine anche per il turismo: per gli 853.336 arrivi turistici mancherebbe la possibilità sia di utilizzare i servizi erogati dalle imprese artigiane indispensabili per il soggiorno, sia di accedere alla qualità dei prodotti dell’artigianato.